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Spettri di Marcello Avallone

Nel corso degli scavi per la metropolitana di Roma, crolla una parete, aprendo una breccia verso misteriose gallerie catacombali. Quattro archeologi Lasky, Barbara, Marcus e Andrea, alla ricerca di una non meglio identificata "tomba di Domiziana"", fanno l'ipotesi che si tratti di una zona inesplorata nella quale dovrebbe trovarsi appunto la suddetta tomba. Al termine di avventurose ricerche, una tomba viene finalmente rinvenuta. Mentre si svolgono gli accertamenti, avvengono strani fenomeni premonitori, che culminano con le morti inspiegabili dei quattro archeologi e di Matteo, un giovane cieco guida nelle catacombe. Sembra avere una sorte migliore una coppia di giovani, che vi si sono incautamente avventurati, staccandosi dal loro gruppo, durante una visita guidata alle catacombe. Ma alla fine anch'essi soccomberanno alle forze malefiche presenti nel sepolcreto violato... (Fonte: Comingsoon)
Nel 1987 esce Spettri, il primo approccio all’horror di Marcello Avallone (già autore però nel 1971 del thriller Un gioco per Eveline). Scritto insieme a Maurizio Tedesco e Andrea Purgatori (il quarto sceneggiatore accreditato, Dardano Sacchetti, non ha partecipato attivamente alla stesura dello script) con il proposito evidente di replicare il successo di Dèmoni, riesce invece soltanto a ricevere le stesse tiepide accoglienze riservate a Dèmoni 2... l’incubo ritorna!. Nonostante la buona cultura di genere e la passione con cui Avallone costruisce il film, Spettri risulta in effetti un horror appena discreto. Anche la vicenda non offre sostanziali novità, elaborata su un soggetto più volte sfruttato: un gruppo di studiosi porta alla luce la tomba di alcune antiche e crudelissime deità pagane. Risvegliati dalla profanazione, gli dei cominciano a seminare morte e terrore. Rispetto a Lamberto Bava, Avallone sceglie uno stile di regia più classico, non esagerando né con il ritmo né con gli effetti gore. E qui probabilmente sta l’errore. Un film del genere avrebbe avuto bisogno di scelte espressive più dinamiche e fuori dagli schemi, alla Sam Raimi, o ossessive e agghiaccianti alla Lucio Fulci. Non essendo né l’uno né l’altro, Avallone si limita a svolgere una vicenda un po’ scontata, dilungandosi con un'inutile storia sentimentale e citando classici del fantasy come Nosferatu e Il mostro della laguna nera. Riesce comunque a creare una certa suspense nel finale. Tra gli interpreti vanno citati Donald Pleasence, icona del genere, la bionda danese Katrine Michelsen e l’attore teatrale Massimo De Rossi.
   
a cura di Roberto Frini