Nosferatu di Robert Eggers

Nosferatu (Repubblica Ceca, Regno Unito, Ungheria, Usa 2024)

Regia: Robert Eggers. Soggetto: Friedrich Wilhelm Murnau, Bram Stoker. Sceneggiatura: Robert Eggers, Henrik Galeen. Produttore: Alma Bacula, Garrett Bird, Jeff Robinov, John Graham, Chris Columbus, Eleanor Columbus, Robert Eggers, Tom Ehrhardt, David Minkowski, Jeff Robinov, Matthew Stillman. Produttore esecutivo: Bernard Bellew. Casa di produzione: Focus Features, Maiden Voyage Pictures, Studio 8, Birch Hill Road Entertainment, Bleat Post Production, Green Eyes Production, Maiden Voyage Pictures. Distribuzione in italiano: Universal Pictures. Fotografia: Jarin Blaschke. Montaggio: Louise Ford. Effetti speciali: Pavel Sagner, Angela Barson. Musiche: Robin Carolan. Scenografia: Craig Lathrop. Costumi: Linda Muir, David Schwed. Trucco: Emily Barker. Genere: orrore. Durata: 143′. Interpreti: Bill Skarsgård (Conte Orlok / Nosferatu), Nicholas Hoult (Thomas Hutter), Lily-Rose Depp (Ellen Hutter), Aaron Taylor-Johnson (Friedrich Harding), Emma Corrin (Anna Harding), Willem Dafoe (Prof. Albin Eberhart Von Franz), Simon McBurney (Sig. Knock), Ralph Ineson (Dr. Wilhelm Sievers), Adéla Hesovà (Clara), Milena Konstantinova (Louise).

Questo film era atteso, anche e soprattutto perché Eggers viene considerato un maestro dell’orrore e poi perché Nosferatu stesso è un film avvolto da una sua leggenda personale, soprattutto per i cinefili. Visto poi il nutrito cast di eccellenze era normale che in molti si sarebbero recati al cinema, ma ne è valsa la pena?

Thomas Hutter è un giovane agente immobiliare tedesco, da poco sposato alla bella Ellen. Lei è una ragazza che ha avuto problemi da piccola, che quasi l’avevano portata alla follia, ma l’amore dell’uomo ne ha salvato la mente e l’anima. Hutter è però poco abbiente e accetta un lavoro offertogli dal suo eccentrico capo, il signor Knock. Il contratto prevede di andare fino in Romania dal conte Orlok per vendergli una proprietà. Siccome il compenso è generoso e sistemerebbe il giovane, lui lascia la mogliettina (disperata) al suo migliore amico, Harding, e parte.
La storia si divide in due: da una parte vedremo Ellen piombare lentamente nella follia e avere visioni sia della tragica storia del marito che di questo conte Orlok, al punto da dover essere sedata e da chiamare esperti di ogni tipo, tra i quali l’eccentrico spiritista Von Franz.; l’altra storia è quella di Hutter che viaggia in Romania incontrando una serie di persone e usanze eccentriche per poi finire ospite e prigioniero del conte. Un uomo mostruoso nell’aspetto e nei modi: lo metterà di fronte a difficili prove.
Le due trame si ricongiungono con il ritorno in patria del giovane e il ricongiungimento alla moglie, ma adesso anche Orlok è lì con loro e questo porterà a un ovvio confronto finale.

Sebbene io cerchi sempre di non spoilerare le scene, in particolare i finali, dei film che recensisco, probabilmente qui il mio metodo di lavoro ha poco senso. Questa storia è nota ai più perché è il Dracula di Braham Stocker. Ovviamente la storia del vampiro è stata ripresa in infinite produzioni e Nosferatu (di Murnau) ne è solo una delle più antiche incarnazioni. Nata da un plagio (il film venne prodotto senza i diritti e finì in una causa la cui produzione perse) che generò però una pellicola degli anni trenta che è iconico caposaldo tanto del cinema horror che di quello impressionista. Le differenze di trama sono minime, tanto da sembrare la battuta: “copia il mio compito, ma cambia qualcosa”. Sono modificati i nomi dei personaggi, le nazionalità di alcuni, ma poi il vampiro stesso e il finale mostrano un estro maggiore.
Eggers ha girato quel capolavoro di The Lighthouse e l’altrettanto acclamato The Witch (oltre che il fallimentare The Northman, che io invece amo), è un regista molto apprezzato per il genere e non delude. La sua messa in scena è rispettosa delle opere precedenti (in diverse scene cita apertamente) e del libro originale. La fotografia è da oscar e in diverse situazioni sembra di guardare splendidi quadri con geometrie ben calcolate che sono un piacere tanto per gli occhi quanto per la mente. L’unica cosa che non perdono al nostro è l’uso di jump scare, ne ho contati ben tre, in un film che aveva la sua atmosfera carica e non aveva bisogno di questi mezzucci che usano solo i meno capaci.
Gli interpreti sono tutti molto bravi (forse perché ben guidati, forse perché spronati dal vicendevole talento). Hoult, che è un po’ il protagonista, arriva qui dopo aver girato un paio di anni fa Renfield ricoprendo un ruolo vicino (Renfield qui è Knock), ma calato in un contesto decisamente più serio e non delude. Ma anche meno, e scusatemi se salto a lui, fa Defoe, mio (e di Eggers) attore feticcio, qui molto sopra le righe e ancora capace di rubare la scena a tutti. La Deep è stata brava, inaspettatamente, per quello che mi immaginavo io, e direi che già è preferibile al padre. Skarsgård è un conte mostruoso in ogni dettaglio, ma coperto di prostetica (come sempre, lui è ormai l’attore dei mostri) e di ombre che meno possono fare apprezzare la sua qualità. In ultima cito Emma Corrin, vista nell’ultimo film di Wolwerine, dove avevo detto essersi dimostrata capace. Confermo.
Gli effetti speciali sono notevoli, così come la parte di trucco e prostetica. Il conte è mostruoso e al contempo umano, un connubio terribile e rivoltante creato con sapienza e che istiga si, paura, ma anche il disgusto che si voleva ispirasse.
Nota simpatica: le scene coi ratti (e ce ne sono a iosa, sia di scene, sia di ratti) sono vere e i topi non sono fatti in CGI. Una bella sfida anche per gli attori.

Spendo adesso due parole sul finale che sono ovviamente SPOILER per chi legge. Se non ne volete, sappiate che è un bel film e andatelo a vedere.
In Nosferatu, Orlok non è un vampiro “fighissimo”, non è bello e seduttore. Non è la notte ammaliante che si riempie il castello di spose svestite. Orlok è un mostro, è corrotto, sembra egli stesso un cadavere artigliato e porta con sé malattia e follia. È molto più mostro e molto meno principe delle tenebre e questo si riflette anche sul suo rapporto con Ellen, che lo teme e lo ripudia. Ma Orlok la brama con forza, cercando in lei forse l’unica vera accettazione per il suo cuore, magari il desiderio di un possesso che non ammette di essere sfidato. In tutto questo il vampiro appare come una creatura infinitamente più debole degli altri personaggi e che ricorre alla magia e alla forza bruta perché non ha nient’altro. Viene sconfitto da Ellen, che si sacrifica per salvare tutti, in un finale che ha una chiave molto più progressista dei film su Dracula (che finiscono in modi abbastanza action, di solito) che porta un punto di vista interessante.

L’ho detto prima, ma lo ripeto. Il film mantiene le aspettative che portava con sé e se anche non può (e non vuole) essere originale non mi stupirei se portasse a casa una o due statuette tra titoli tecnici e cast. Da vedere.

A cura di Marco Molendi



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