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Gianluca Secco vince il concorso L'Artista che non c'era
È
stato la rivelazione del Premio Tenco 2016, vincendo il Premio
Tenco-NuovoImaie per la Miglior Interpretazione. Definito una delle
“più interessanti promesse del cantautorato italiano” è il
vincitore della 14° edizione del concorso L’Artista che non c’era,
organizzato dalla rivista L’Isola che non c’era. La serata
conclusiva si è svolta sabato 30 giugno sul palco del CPM, dove
Secco è stato premiato dopo aver superato le prime due fasi
selettive.
Attualmente
Secco è in tour in vari locali e teatri italiani e a lavoro sul
prossimo disco.
Nel
2016 Gianluca Secco arriva sul palco dell’Ariston, dopo essersi
fatto notare al “Tenco Ascolta”, lo scorso luglio. Candidato nel
2015 sezione “Miglior opera prima”, fortemente voluto dal
direttore artistico Enrico de Angelis come ospite, che ne ha da
subito riconosciuto il talento, Secco ha confermato le sue capacità
e la sua originalità con una performance acclamata, ripetutamente,
da tutto il pubblico presente in sala.
Il cantautore friulano ha regalato un one man show di spessore, unendo cantautorato, poesia e teatro; tutto scandito da una voce chiara, pulita, forte, che si sovrappone con l’utilizzo della loop station.
Il cantautore friulano ha regalato un one man show di spessore, unendo cantautorato, poesia e teatro; tutto scandito da una voce chiara, pulita, forte, che si sovrappone con l’utilizzo della loop station.
Secco
ha portato in scena temi sociali della vita quotidiana, stimolando
una riflessione seria sul momento storico in cui viviamo.
Applauditissimo il monologo sull’Europa di ieri, quella del Muro di
Berlino poi “abbattuto in nome della pace, dell’uguaglianza,
dell’integrazione fra i popoli”; ritroviamo quello stesso muro
oggi ma con una fisionomia diversa, liquida, quella del mare che
“piange, prega e divora impercettibili gravità, resti di antiche
civiltà”.
Il Tg3 nazionale ha dedicato uno spazio alla performance di Secco durante l’approfondimento sulla seconda serata del Premio Tenco.
La stampa lo ha definito “la perla” dello spettacolo, la “rivelazione tra gli artisti emergenti di quest’ultima edizione”; accostandolo a nomi come quello di Enzo Avitabile, come le due punte di diamante della seconda serata.
Il Tg3 nazionale ha dedicato uno spazio alla performance di Secco durante l’approfondimento sulla seconda serata del Premio Tenco.
La stampa lo ha definito “la perla” dello spettacolo, la “rivelazione tra gli artisti emergenti di quest’ultima edizione”; accostandolo a nomi come quello di Enzo Avitabile, come le due punte di diamante della seconda serata.
Nel
2015 esce per MArteLabel “Immobile”, primo disco di Gianluca
Secco, un lavoro ideato, realizzato e plasmato sulla voce, utilizzata
in modi differenti tra narrazione, parti solistiche, corali e
percussive, in cui si mescolano elementi di musica, poesia, teatro e
canzone. Utilizzando fino a 21 parti vocali per uno stesso brano, il
disco è un lavoro che va alla ricerca del tratto distintivo
dell’autenticità, lontano dalla perfezione tecnica in quanto
ricerca di espressione della voce sul piano timbrico, strumentale ed
espressivo.
Un album composto da dieci tracce dai titoli chiari, diretti, espliciti, in cui l’idea è quella di creare una doppia anima, quasi fosse un LP, ciascuno con le proprie atmosfere.
L’apertura affidata a “Grido” e alla seguente “Fame” pongono le basi per una costante crescita emotiva, tra i loop corali di “Voce”, il blues intenso di “Ovest Boulevard” e gli esperimenti ritmici affidati all’esecuzione di “Immobile”.
La seconda parte del disco diviene ora più intima, sussurrata, affidata a strumenti come il delicato flauto di “Lento” oppure alla sottile malinconia dell’organetto in “Sapone”, traccia conclusiva del disco che sembra quasi proiettare l’ascoltatore in uno spettacolo da circo, un’immaginaria bolla di sapone che dolcemente continua ad ondeggiare nell’aria... Un disco che per carattere, stile e atteggiamento vuole essere e rimanere unico, irripetibile... Immobile!
Un album composto da dieci tracce dai titoli chiari, diretti, espliciti, in cui l’idea è quella di creare una doppia anima, quasi fosse un LP, ciascuno con le proprie atmosfere.
L’apertura affidata a “Grido” e alla seguente “Fame” pongono le basi per una costante crescita emotiva, tra i loop corali di “Voce”, il blues intenso di “Ovest Boulevard” e gli esperimenti ritmici affidati all’esecuzione di “Immobile”.
La seconda parte del disco diviene ora più intima, sussurrata, affidata a strumenti come il delicato flauto di “Lento” oppure alla sottile malinconia dell’organetto in “Sapone”, traccia conclusiva del disco che sembra quasi proiettare l’ascoltatore in uno spettacolo da circo, un’immaginaria bolla di sapone che dolcemente continua ad ondeggiare nell’aria... Un disco che per carattere, stile e atteggiamento vuole essere e rimanere unico, irripetibile... Immobile!
LINK UTILI
Pagina ufficiale Facebook: www.facebook.com/GianlucaSeccoMusic
Canale ufficiale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCO4CuIqYqctcKxTg8o4LZMw
Pagina ufficiale Facebook: www.facebook.com/GianlucaSeccoMusic
Canale ufficiale Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCO4CuIqYqctcKxTg8o4LZMw
BIOGRAFIA
Gianluca Secco, nato in Friuli nel 1981, sin da bambino vive in diverse città d'Italia e dell'est Europa a contatto con le più svariate forme musicali che influenzano la sua attività di musicista e gli permettono un gran numero di collaborazioni con gruppi musicali delle scene underground.
Sul finire degli anni '90 nella provincia di Verona è la voce dei Dolcenera (band di estrazione post-rock, noise) con cui pubblica Stanze Spoglie. Collabora inoltre in veste di cantante e poli-strumentista con neXus (rock) e Lavoirlinge (stoner). Nel 2005 si trasferisce a Carpineto Romano, ed è la voce di SenzaEssenzA (hard rock). Con loro pubblica “Vivo Terra e Sangue” e calca importanti palchi del Lazio (Palarockness di Genzano, La Cantinaccia a Giulianello) e della Capitale (Jailbreack, Contestaccio, Alpheus). Nel 2008 finalisti per la regione Lazio al festival MarteLive.
Fin da principio è autore dei testi che canta e sempre nel 2008 pubblica “Postumi di un Passato” (edito per Aletti Editore), una raccolta di racconti visionari dal sapore surreale e ironico. Segue un periodo fitto di reading poetici e collaborazioni come fonico per festival Buskers.
Dal 2010 al 2012 è allievo presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio dove con Virginia Orsini affronta lo studio del canto Jazz. Dal 2012 al 2013 segue invece l'insegnante Susanna Mastini con la quale apprende nozioni di canto Lirico, per poi spostare la sua attenzione sull'uso strumentale della voce. È in questo periodo che inizia a dedicarsi completamente alla produzione di brani originali caratterizzati da arrangiamenti essenziali (per la maggior parte corali) in cui mescola elementi di Musica, Poesia, Teatro e Canzone. Prende forma “Voce” (suo primo spettacolo solista) che, presentato per la prima volta in Agosto 2013 ha toccato finora diverse regioni (Lazio, Abruzzo, Puglia e Marche) e vanta numerose date in locali, club, festival musicali, teatri, gallerie d'arte e festival di arti di strada.
È nel 2014 che Gianluca Secco decide di incidere alcuni dei brani che fanno parte dello spettacolo per farne il disco e il libro “Immobile”, pubblicato il 20 aprile 2015 per MarteLabel.
The Gift (Katie Corfield – Libro I) di Rebecca Daniels
La Redazione Ghost segnala The Gift
(Katie Corfield – Libro I) di Rebecca Daniels,
pubblicato da Dunwich Edizioni.
Katie Corfield ha un dono: riesce a
entrare nella mente delle persone in coma, a guidarle in sogno e
infine a riportarle in vita. Con l’aiuto di Matt O’Brien, suo
amico e assistente, è riuscita a salvare molte persone. La fama è
però un’arma a doppio taglio e Katie lo scopre sulla sua pelle
quando viene rapita dal boss Alexander Mancini. L’uomo, incurante
delle guerre tra clan che stanno dividendo Boston, ha il solo
obiettivo di salvare il figlio Daniel, caduto in coma dopo un tentato
omicidio. Mentre Katie è costretta a intervenire da sola in una
situazione in cui fallire equivale a morire, Matt cercherà in tutti
i modi di raggiungerla nel disperato tentativo di salvarle la vita.
Rischiando di perdere se stessa nei violenti ricordi di Daniel Mancini, Katie scoprirà che l’aggressore del giovane è molto più vicino di quanto creda.
L’AUTRICE
Rebecca
Daniels nasce e vive a Boston, dove lavora in un’azienda
farmaceutica. The
Gift
è il suo primo romanzo.
The Gift (Katie Corfield – Libro
I)
Autrice: Rebecca Daniels
Editore: Dunwich Edizioni
Codice
EAN:
9788899635565
Prezzo di copertina: versione
cartacea € 12,90; ebook € 3,99
Transformers - L’ultimo cavaliere di Michael Bay
La Terra sta per essere attaccata dai Decepticon, inviati dalla dea Quintessa. Lo scopo è quello di recuperare un antico bastone che la dea sostiene le sia stato rubato, e che vuole usare per assorbire la forza vitale del pianeta. L'unica speranza di salvezza è affidata ancora una volta a Cade Yaeger, che si allea con la professoressa di Oxford Vivian Wembley e con Sir Burton, ultimo membro di un'antica fratellanza che custodisce il segreto dei Transformers.
Michael Bay è uno dei registi contemporanei che ha premuto maggiormente il pedale del dinamismo sfrenato, per il ritmo impressionante dato alle sequenze d’azione ma anche per la velocità con cui monta ogni singola scena, fosse anche un semplice dialogo. In alcuni casi ha funzionato, in altri meno. Il primo Transformers, del 2007, è innegabilmente un'opera di notevole impatto, non solo spettacolare. Questo quinto capitolo, Transformers - L’ultimo cavaliere (Transformers: The Last Knight), non smentisce la fama che accompagna Bay, ma non si può dire che sia il suo film più riuscito. A ogni buon conto, conferma in maniera inequivocabile che la serie tratta dalla saga d'animazione calza a pennello al modo di fare cinema del regista californiano. Poiché non c'è dubbio che esso vada nella direzione di una ricerca sulla trasformazione e la mutazione, che riguarda innanzitutto proprio la struttura e la forma filmica. Pratica abbastanza comune da almeno tre decenni, in realtà, ma che ai cineasti del nuovo millennio è rimasta l'unica ormai attuabile e su cui lavorare, aggiornandola al contesto hi-tech contemporaneo. Tale pratica contempla com'è ovvio anche un approccio cinefilo onnivoro e che sembra non avere altro fine che il contemplare in maniera ossessiva il divenire dell'immagine (e il suo riprodursi in continuazione) e che comunque Bay riesce nei suoi lavori migliori a mimetizzare all'interno di un contenitore narrativo oliato (quasi) alla perfezione. Non è il caso di Transformers – L'ultimo cavaliere, in cui la volontà di comprimere tante (troppe) situazioni nelle due ore e venti di durata produce un effetto stordente. Eppure il connubio umani/transformers è accompagnato, con ogni probabilità per scelta, da scarti narrativi ed espressivi che proprio quando stridono assumono un valore superiore alla qualità complessiva. Perché è indubbio che Transformers – L'ultimo cavaliere abbia più difetti che pregi. A livello visivo non può vantare la nettezza dei precedenti di Bay e le ambientazioni sono quelle che sono. Il cast inoltre, con Hopkins che fa il lord inglese, Turturro sempre al telefono, non eccelle; il più azzeccato risulta Stanley Tucci, interprete di Merlino in un prologo che sembra quasi una parodia alla Monty Python. Ma, cosa non nuova nel cinema contemporaneo, la palma del miglior personaggio va al robot maggiordomo/tuttofare di Burton, Cogman (in modo dichiarato e ironico ispirato al droide di Guerre stellari C-3PO e simile al K-2SO di Rogue One: A Star Wars Story), senz'altro migliore di quelli in carne e ossa: e su questo qualcuno dovrebbe scrivere (se non è già stato fatto) un trattato.
Giudizio: **
Michael Bay è uno dei registi contemporanei che ha premuto maggiormente il pedale del dinamismo sfrenato, per il ritmo impressionante dato alle sequenze d’azione ma anche per la velocità con cui monta ogni singola scena, fosse anche un semplice dialogo. In alcuni casi ha funzionato, in altri meno. Il primo Transformers, del 2007, è innegabilmente un'opera di notevole impatto, non solo spettacolare. Questo quinto capitolo, Transformers - L’ultimo cavaliere (Transformers: The Last Knight), non smentisce la fama che accompagna Bay, ma non si può dire che sia il suo film più riuscito. A ogni buon conto, conferma in maniera inequivocabile che la serie tratta dalla saga d'animazione calza a pennello al modo di fare cinema del regista californiano. Poiché non c'è dubbio che esso vada nella direzione di una ricerca sulla trasformazione e la mutazione, che riguarda innanzitutto proprio la struttura e la forma filmica. Pratica abbastanza comune da almeno tre decenni, in realtà, ma che ai cineasti del nuovo millennio è rimasta l'unica ormai attuabile e su cui lavorare, aggiornandola al contesto hi-tech contemporaneo. Tale pratica contempla com'è ovvio anche un approccio cinefilo onnivoro e che sembra non avere altro fine che il contemplare in maniera ossessiva il divenire dell'immagine (e il suo riprodursi in continuazione) e che comunque Bay riesce nei suoi lavori migliori a mimetizzare all'interno di un contenitore narrativo oliato (quasi) alla perfezione. Non è il caso di Transformers – L'ultimo cavaliere, in cui la volontà di comprimere tante (troppe) situazioni nelle due ore e venti di durata produce un effetto stordente. Eppure il connubio umani/transformers è accompagnato, con ogni probabilità per scelta, da scarti narrativi ed espressivi che proprio quando stridono assumono un valore superiore alla qualità complessiva. Perché è indubbio che Transformers – L'ultimo cavaliere abbia più difetti che pregi. A livello visivo non può vantare la nettezza dei precedenti di Bay e le ambientazioni sono quelle che sono. Il cast inoltre, con Hopkins che fa il lord inglese, Turturro sempre al telefono, non eccelle; il più azzeccato risulta Stanley Tucci, interprete di Merlino in un prologo che sembra quasi una parodia alla Monty Python. Ma, cosa non nuova nel cinema contemporaneo, la palma del miglior personaggio va al robot maggiordomo/tuttofare di Burton, Cogman (in modo dichiarato e ironico ispirato al droide di Guerre stellari C-3PO e simile al K-2SO di Rogue One: A Star Wars Story), senz'altro migliore di quelli in carne e ossa: e su questo qualcuno dovrebbe scrivere (se non è già stato fatto) un trattato.
Giudizio: **
- Titolo: Transformers – L’ultimo cavaliere
- Regia: Michael Bay
- Sceneggiatura: Art Marcum, Matt Holloway, Ken Nolan
- Fotografia: Jonathan Sela
- Montaggio: Mark Sanger, Roger Barton, John Refoua, Adam Gerstel
- Musiche: Steve Jablonsky
- Scenografia: Jeffrey Beecroft
- Produzione: Hasbro, Di Bonaventura Pictures
- Anno: 2017
- Paese di produzione: Stati Uniti d'America
- Durata: 149’
- Cast: Mark Wahlberg, Anthony Hopkins, Laura Haddock, Stanley Tucci, John Turturro, Isabela Moner, Josh Duhamel.
(a cura di Roberto Frini)
F - Nuovo video degli Herbadelici
HERBADELICI:
ECCO IL NUOVO VIDEO!
È finalmente
on-line il videoclip di “F”, l’ultimo singolo della storica
band lombarda.
Diretto
da Francesco Bertola, è uscito in questi giorni il video ufficiale
di “F”, il nuovo singolo dei milanesi HERBADELICI.
Videoclip
solare e scanzonato, che rispecchia a pieno lo stile Funky della
band, e si ripromette di avere ottimi risultati di pubblico e critica
proprio come il brano a cui appartiene e che lo ha preceduto.
Il
gruppo, nato nel ’06, dopo un breve periodo di pausa è tornato più
carico che mai e con una formazione ampliata, pronto a scrivere un
nuovo capitolo della sua storia dopo il successo di Milano non
piange, l.p. d’esordio datato ’10.
Buona
visione!
F
(official
video)
HERBADELICI
Ufficio
stampa:
DIG UP AGENCY
Melograno di Elena Ramella
La Redazione Ghost segnala Melograno di Elena Ramella, pubblicato da Echos Edizioni.
Melograno
esce nel 2016, con Echos Edizioni, inaugurando la collana
Horror/Gotica della casa editrice.
Melograno
è prima di tutto un sogno, un’allucinazione, un incubo, un viaggio
onirico. Ma è anche una grande storia d’amore, una storia di
gelosia, una nevrosi. È una galleria di immagini e di quadri,
sospesi in un’atmosfera gotica e rarefatta, a tratti cruda e
orrida. È la storia di due amori che non hanno scampo, che non
possono sfuggire al loro insito istinto di auto distruzione. Sono
amori che si fanno male, che si lacerano, che si distruggono. Non c’è
spazio per l’amore felice. C’è l’attaccamento, la passione, la
perdita di sé nell’altro, il punto in cui tutto diventa
insostenibile, e l’unica cosa da fare è perdere, perdere tutto,
morsicare il Melograno maledetto, annientare l’amore.
Tutto
questo scorre tra le righe, tra le parole, negli spazi, nei punti. Lo
stile e la trama si compenetrano, abbandonando una prosa regolare e
razionale, seguendo i voli della mente, dell’incubo,
dell’immaginazione. Periodi brevi, secchi, staccati, oppure lunghi,
lunghissimi, attorcigliati su loro stessi fino a creare un arabesco
di parole, come i ricami sulle tende di seta delle stanze dei
protagonisti.
Una
notte, tra coperte di broccato e siringhe battesimali, nascono la
vergine bianca e l’uomo capra, gemelli siamesi, assassini della
loro stessa madre. Fin dove può arrivare l’amore, l’amore malato
e corrotto, la completa simbiosi. Nella loro stanza, abbandonati a
loro stessi, costruiscono un mondo fatto di sete preziose e vini
costosi, tra i vizi e i lussi di un amore incestuoso. Prenderanno il
melograno maledetto dalle mani del demonio e lo morsicheranno. Il
demonio, incarnazione e metafora di tutto quello che porta alla fine
un amore, e lo distrugge. I chicchi della fertilità saranno solo
carne marcia e putrida. La loro passione, la loro lussuria, il loro
vizio saranno il prologo di una danza macabra alle porte
dell’inferno, l’inferno della pazzia. Quell’inferno è infatti
la sofferenza e la malattia delle loro menti: la gelosia, la paura,
l’amore stesso, che tutto distrugge.
In
Melograno Elena Ramella cerca di scendere negli abissi
della mente, tocca le paure più primordiali, gli istinti più
naturali, la paura, la fuga, l’abbandono, la morte. È un terreno
che fa paura. Ma è un luogo in cui tutti, prima o poi, passiamo. È
impossibile evitarlo. È l’amore. È tutto quello che non si può e
non si vuole raccontare.
UN
ESTRATTO
“Vieni
con me. Posso ridarti te stesso. È un affare, non credi? Tu ci dai
quarant’anni della tua vita e noi ti ridiamo quello che sei
veramente. Ma dovrai darmi davvero tutto. Non potrai tenere niente.
Neanche un ricordo, neanche un pezzo di carta. Non saranno tollerate
debolezze.”
L'AUTRICE
Elena
Ramella, classe 1995, studentessa di Lettere all’Università di
Torino. Esordisce nel 2015 con Lettere dalla notte, una
raccolta di racconti edita da Edizioni LaGru. Studia un anno in
Francia, presso l’Université de Savoie. Nel frattempo continua a
pubblicare racconti on-line, collaborando con Readers for Blind,
TanteStorie, l’Inquieto Magazine.
Melograno
Autrice:
Elena Ramella
Editore:
Echos Edizioni
Codice
ISBN: 8898824513
Prezzo
di copertina: € 10,00
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