Uno strano meteorite, di forma rotonda, cade di notte nella campagna intorno a una cittadina americana. Un vecchio contadino lo scopre, proprio mentre il meteorite si apre, rivelando al suo interno una sostanza molliccia. Il contadino la tocca con un bastone, e la sostanza gli si appiccica alla mano. Gridando, il vecchio si dirige verso la strada dove per poco non viene investito da un’auto a bordo della quale vi sono il giovane Steve e la sua ragazza. I due soccorrono il vecchio e lo portano dal dottore del paesino. Quando la mano del vecchio viene scoperta, Steve grida che la sostanza s’è mossa, invadendo anche il braccio. Il dottore gli chiede di tornare nella zona dove hanno soccorso il vecchio per cercare di capire cosa sta succedendo. Intanto però la sostanza ingloba completamente il corpo del vecchio e s’accresce, divenendo una massa gelatinosa che divora anche il medico e la sua infermiera. Steve assiste allo spettacolo e, terrorizzato, dice alla ragazza che devono avvertire la polizia. La polizia è un po’ scettica al riguardo, ma si convincerà quando vedrà il mostruoso blob emergere dall’uscita del cinema dietro una massa di spettatori urlanti. Steve scopre che l’essere può essere sconfitto con il freddo e vengono quindi utilizzati estintori di Co2 per paralizzarlo. Un aereo militare lo trasporta nell’Artico, sperando che non si risvegli mai. Sullo schermo appare la scritta , seguita però da un punto di domanda. Sarà davvero finita?
Blob è il classico film di fantascienza che qualcuno definirebbe mitico. Anche perché a farlo uscire dal ghetto della serie b e a renderlo popolare oltre la ristretta cerchia degli appassionati sono stati Enrico Ghezzi, Marco Giusti e soci con la trasmissione di culto (altra definizione abusata) di Rai3, collage di spezzoni televisivi accostati con provocatoria intelligenza, e introdotti proprio da alcune scene di Blob. Il quale è certamente un film particolare, poiché il mostro protagonista è alquanto bizzarro, non ha nulla di umano e però ingloba gli esseri umani, crescendo ad ogni vittima metabolizzata. Il regista Irvin S. Yeaworth jr riesce a creare una buona atmosfera, anche grazie all’innesto del fantastico (e dell’orrore) su un genere allora molto in voga, quello sugli adolescenti ribelli, che qui in realtà sono un po’ meno ribelli del solito. S’alleano addirittura con la polizia per combattere il mostruoso blob invasore. Ottimi e moderni i dialoghi e, come in quasi tutti i film di fantascienza, emerge dalla vicenda e dai volti dei protagonisti una certa malinconia, come una sfiducia latente nel futuro che li attende. E, a posteriori, ci si rende conto che non avevano tutti i torti ad essere pessimisti. A parte le guerre, la fame nel mondo, le malattie incurabili, il blob non è stato sconfitto; è qui, tra noi, vivo e vegeto. Basta andare al cinema o guardare la televisione per rendersene conto. E forse la vicenda metaforizzava e anticipava una globalizzazione di cui proprio Hollywood è uno dei maggiori (e piacevoli, ammettiamolo) responsabili. Blob è uno di quei film che guadagna molto dall’ambientazione, la provincia americana, e si potrebbe scrivere un saggio sull’enorme numero di pellicole fanta-horror ambientate nei tranquilli paesini degli Stati Uniti. Se ha un difetto, è quello d’accelerare troppo la fine del mostro. Tra gli interpreti spicca ovviamente un giovane Steve McQueen, che diventerà una star del cinema, ma sempre un po’ indipendente, vero padre putativo di molti attori attuali. Da ricordare che del film non è stato girato alcun seguito (come invece il finale avrebbe lasciato prevedere) ma ben due remake: uno, del 72, diretto dall’ex JR Larry Hagman e l’altro, nel 1988, da Chuck Russell. Entrambi all’altezza dell’originale dal punto di vista realizzativo, ma privi ovviamente di quell’originalità dirompente che poteva avere un film come Blob negli anni Cinquanta (un periodo in cui quasi tutto era originale e dirompente).
a cura di Roberto Frini