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Una vita nel mistero di Stefano Simone

Angelo Sormani è un uomo anziano che vive la sua vita tranquilla a fianco della moglie Antonietta. Alla povera donna, però, è stato diagnosticato un tumore al seno e la sua fine, secondo gli esami, sembra essere purtroppo molto vicina. Una situazione alquanto triste e delicata che i due sembrano sopportare solo grazie alla grande fede religiosa che li accompagna. Proprio l’oggetto di questa grande fede, però, inizia a manifestarsi prepotentemente nella vita di Angelo in maniera sconvolgente. L’anziano signore infatti inizia ad essere preda di sconvolgenti visioni e rivelazioni mistiche che si manifestano nei modi più impensabili (il viso di padre Pio riconoscibile in una formazione di nubi in cielo e nella forma un pezzetto di pane; un asciugamano appoggiato che prende la forma di una colomba; e strani individui che gli si presentano nei momenti più inaspettati). Il povero Angelo, sconvolto e smarrito, fa quello che gli riesce meglio, ovvero fissare queste immagini con l’ausilio della sua amata macchina fotografica, sottoponendole all’attenzione del parroco per chiedere chiarimenti e delucidazioni. Che cosa si cela dietro tutto ciò? Che rapporto hanno con lo strano evolversi della malattia della moglie?


Con Una vita nel mistero (2010), Stefano Simone affronta la delicata e sempre attuale questione del rapporto tra uomo e fede, soffermandosi in particolare sul tema delle manifestazioni del divino nella vita terrena. Le strane apparizioni che nel film riguardano San Pio da Pietrelcina ricordano da vicino le numerose testimonianze di chi negli anni ha affermato di aver assistito a fenomeni analoghi. Un film che segue da vicino i tormenti di una coppia di sposi giunti al tramonto della vita e che in particolare si accosta ai turbamenti di un marito che sa che presto dovrà vedere la moglie andarsene per sempre. Simone racconta il tutto con estrema sobrietà e distacco, senza cadere nel melodrammatico e mantenendo intatto il concetto di fondo, ovvero il misterioso e alquanto impalpabile filo di congiunzione tra questo mondo e l’aldilà. Una narrazione piuttosto imparziale che consente al film di mantenere intatta tutta la sua gamma di chiavi di lettura, sicuramente il modo migliore per far godere questo prodotto a più categorie di spettatori diversi (religiosi, romantici, agnostici…). L’unico punto debole, però, sta a mio parere proprio nella struttura portante del racconto: le apparizioni del santo, così come le visioni mistiche di Angelo, sono affidate a sequenze caratterizzate da una chiara impostazione horror che però cozza fastidiosamente con quello che è lo spirito di fondo del film, la sua più profonda intenzione, quella cioè di analizzare il misterioso legame tra vita terrestre e vita nell’altro mondo. Ottima la fotografia: Stefano Simone si dimostra ancora una volta attento e cura particolari che molti altri tendono a sottovalutare; ma ancora troppi, a mio parere, i movimenti di macchina a mano, che impediscono al film di “spersonalizzarsi” come si deve, e tendono a somatizzare le inquadrature in maniera eccessiva.


Voto: sufficiente/discreto.




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