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Pensiero del giorno - Jean Moebius Giraud 31/05/2016

Le sostanze stupefacenti che usai a partire dai sedici anni sono state per me come una stampella. Mi hanno permesso di arrivare a una porta. Ma, arrivato lì, la stampella mi impediva di entrare. (Jean Moebius Giraud)

Il 13 Giugno arriva L'Ospite sul blog di Luca Bonatesta

13 GIUGNO. ARRIVA L'OSPITE. VAMPIRI. INCUBI. HORROR. SESSO.

Dal 13 giugno inizierò a pubblicare sul mio blog lucabonatesta.wordpress.com un romanzo a puntate. L'ospite - Vampiri a Brindisi. Sarà ambientato nella mia amata/odiata città. L'azione si svolgerà a partire dal settembre 1988.  Protagonista principale sarà Andrea Testi, un ragazzo di 14 anni. Attorno a lui ruoteranno altri personaggi. I più importanti saranno la madre, il padre e un cugino inglese. Ma ci saranno compagni di scuola, amici, amiche, insegnanti e altri. La cadenza delle uscite sarà settimanale, come quella di Varney il vampiro, un "penny dreadful" dell'800.
Varney il vampiro è stato pubblicato in Italia in versione integrale da Gargoyle Books in tre volumi di 500 pagine circa ciascuno. Credo che siano ancora disponibili solo dallo store dell'editore www.gargoylebooks.it/. Dalle librerie on line come www.ibs.it, no, che io sappia. Su Ibs c'è solo il terzo volume. Se non li trovate consolatevi leggendo  L'ospite. Sarà più bello, ovviamente. Promessa solenne.

Gli anglofoni lo possono aquistare qui: http://www.ibs.it/ebook/ser/serfat.asp?site=ebook&xy=Varney+il+vampiro
O qui: https://www.amazon.com/s/ref=nb_sb_noss?url=search-alias%3Daps&field-keywords=Varney+the+vampyre. Non so se sono integrali.

Il primo episodio de L'ospite è già pronto. 18.000 caratteri. Ma, per ragioni editoriali, non potrà uscire prima del 13 giugno. Gli altri seguiranno: un episodio di 18.000 caratteri ogni sette giorni. Saranno scritti di volta in volta. E chiunque potrà commentare, fare richieste, ecc, come nei fumetti Marvel, altra mia grande ispirazione.

Allora ricordate: 13 giugno. L'ospite. Vampiri. Sangue. Brivido. Sesso. Musica. E tanto altro ancora.

Potete iniziare subito a fare domande e richieste, in pubblico, sul blog, lucabonatesta.wordpress.com su twitter.com/lucabonatesta o in privato via mail: lucabonatesta@aol.com

Per chi vuole sapere cos'è Varney il vampiro può andare qui:

http://www.ilgiornaledeivampiri.com/ecco-varney-il-vampiro.html

http://www.horror.it/a/2010/05/varney-il-vampiro-il-banchetto-di-sangue/

https://it.wikipedia.org/wiki/Varney_il_vampiro

Varney il vampiro (Varney the vampyre- The feast of blood) è scaricabile gratis in originale da vari siti. Per esempio qui ci sono ebook in vari formati di circa 700/900 pagine. Non sono integrali, ma contengono le illustrazioni assenti nell'edizione italiana.

http://halfpennydreadfuls.com/wp-content/uploads/Varney-The-Vampyre-Or-The-Feast-Of-Blood.pdf

https://www.gutenberg.org/files/14833/14833-h/14833-h.htm

http://manybooks.net/titles/prestt14831483314833.html

RICORDATE. 13 GIUGNO. ARRIVA L'OSPITE. VAMPIRI. INCUBI. HORROR. SESSO.

Pensiero del giorno - William S. Burroughs 30/05/2016

Ma lei è sicura che non sia questa la vita dopo la morte? (William S. Burroughs)

Durante una conferenza, così rispose lo scrittore americano William S. Burroughs a un'interlocutrice che gli chiese cosa ne pensasse della idea di una vita dopo la morte.

Lights Out - Terrore nel Buio, dal 4 agosto al cinema

Uscirà nelle sale italiane in agosto Lights Out - Terrore nel Buio il nuovo film horror prodotto da James Wan (lo stesso della serie di Saw, Insidious e The Conjuring) per la regia dall'esordiente David F. Sandberg che qui ha diretto il film da una sceneggiatura di Eric Heisserer (Final Destination 5), basato sul cortometraggio dello stesso Sandberg.
Pellicola a tema fortemente soprannaturale dove la storia racconta di Rebecca, che se n’è andata di casa, e che pensava di aver lasciato dietro di sé le sue paure di bambina. Crescendo, non era mai sicura di cosa fosse reale e cosa non lo fosse quando le luci si spegnevano… e adesso il suo fratellino, Martin, sta vivendo gli stessi inspiegabili e terrificanti eventi che avevano già messo alla prova la sua sanità mentale e minacciato la sua sicurezza. Una spaventosa entità con un misterioso attaccamento alla madre, Sophie, è riemersa. Ma questa volta, quando Rebecca arriva a pochi passi dalla verità, le loro vite saranno in pericolo... quando si spegneranno le luci.
James Wan, Lawrence Grey e Heisserer hanno prodotto il film, con Walter Hamada, Dave Neustadter e Richard Brener come produttori esecutivi.
Il team dietro la macchina da presa di Sandberg comprende il direttore della fotografia, Marc Spicer (Furious 7), la scenografa Jennifer Spence (i film di Insidious), il montatore Kirk Morri (The Conjuring) e la costumista Kristin M. Burke (The Conjuring). Le musiche sono state composte da Benjamin Wallfisch.
Tra gli interpreti troviamo Teresa Palmer (vista di recente nel remake di Point Break), Gabriel Bateman, Alexander DiPersia, Billy Burke e Maria Bello.
Lights Out debutterà nelle sale italiane il 4 agosto, e questo è il suo primo trailer italiano d'effetto diffuso dalla Warner Bros. Un consiglio: per una "strizza" assicurata vedetelo al buio con cuffia e volume al massimo... (Riferimenti: Comingsoon.it, Badtaste.it)
 
 
DI SEGUITO IL TRAILER UFFICIALE IN ITALIANO


Pensiero del giorno - Giorgio Gaber 29/05/2016

Ogni uomo è superiore alla propria ideologia. (Giorgio Gaber)

Crossed + Cento - Fondazione e Impero di Moore e Andrade

Crossed + Cento – Fondazione e Impero Vol. 1

Testi: Alan Moore Disegni: Gabriel Andrade

I primi sei numeri di uno spin-off di Crossed, il survival zombie a fumetti. Violenza e  Utopia. Sangue e sogni. Incubi e delirio. Dal grande Alan Moore.


A sei mesi di distanza la sempre meritoria Panini Comics ristampa un fumetto che ha già riscosso molto successo: del resto non poteva essere diversamente con la firma di Alan Moore (Whatchmen, V for Vendetta, Un piccolo omicidio) ai testi e quella di Gabriel Andrade (Lady Death, Uber) ai disegni.
La storia in questione è uno spin-off della serie Crossed (Avatar la pubblica negli USA, Panini in Italia), scritta da Garth Ennis (Preacher, Hellblazer) e disegnata da Jacen Burrows (Providence, Neonomicon, Il Cortile).
Crossed + Cento è ambientato nel 2108, a un secolo circa di distanza dall'apparizione del primo Scrociato.
Per chi non avesse mai letto Crossed, gli Scrociati sono comuni esseri umani indotti da una strana malattia a stuprare, uccidere e cannibalizzare i loro consimili. Età e sesso di appartenenza sono solo un dettaglio. Gli Scrociati rivolgono i loro istinti persino ai propri parenti, ai figli addirittura. Pietà, morale e etica sono parole senza senso. Perciò la razza umana ha rischiato di estinguersi. Questi “mostri” sono riconoscibili da una rossastra irritazione cutanea a forma di croce sul viso.
Protagonista di Crossed + Cento è Future Taylor, un'archivista trentenne che condivide il destino degli esseri umani sopravvissuti al masssacro: alcune migliaia, divisi in comunità nelle quali prevale il potere decisionale delle donne. I superstiti provano a costruire un mondo nuovo con più uguaglianza sociale e una maggiore sintonia con l'ambiente, quasi non più inquinato. Le religioni condizionano ormai davvero poco la vita delle comunità che condividono una nuova lingua, molto diversa da quella dei loro precedessori: un altro strumento per l'unità.
Fortune si interroga sugli Scrociati e vuole capire come hanno fatto a sopravvivere per più di un secolo, nonostante le loro abitudini “asociali”. Si chiede se anche presso di loro possa essere nata una particolare organizzazione e quali siano le loro intenzioni. L'archivista scoprirà tutto. E neanche tardi.
Mi fermo qui per non fare spoiler e parlo dello stile e della tecnica usati in Crossed + Cento – Fondazione e Impero Vol. 1.
 Alan Moore scrive di un mondo risorto
dall'apocalisse degli Scrociati, dopo la loro devastazione stupratrice, assassina e cannibalesca. Attraverso la caratterizzazione precisa di ambiente e personaggi e la fervida immaginazione, l'artista di Northampton è insieme realistico e visionario.
Vorrei soffermarmi sulla scelta di far parlare i suoi personaggi con una lingua inventata. Il lettore può reagire in due modi: o ne è affascinato o ostacolato. L'effetto spiazzamento è assicurato. A chi scrive vengono in mente lo straniamento e la meraviglia provati dalla lettura del primo capitolo di La voce del fuoco, romanzo “senza immagini”(edito da Bd) di Alan Moore. Lì un ragazzo della preistoria “parlava” in un modo del tutto diverso da quello dei suoi discendenti dei millenni futuri. Decisione artistica e risultato ottenuto sono simili a quelli di Crossed + Cento.
Non manca a Fondazione e Impero Vol. 1 l' analisi sociologica del Bardo che confronta la nostra realtà con quella da egli immaginata.
Gabriel Andrade, dal suo canto, segue le indicazioni di Moore (l'inglese ha sempre scritto sceneggiature molto dettagliate) con una notevole precisione nel delineare inquadrature particolari e adopera toni sia freddi sia caldi, per gli effetti splatter. Il disegnatore brasiliano coniuga in modo ottimale realismo e invenzione fanta-orrorifica.
Per concludere, Crossed + Cento - Fondazione e Impero vol.1 è un volume a fumetti che non può mancare ai fan di Moore, agli appassionati di fumetto tout-court e, consentiteci, a chiunque ami la buona narrativa horror e fantascientifica.


SCHEDA
Crossed + Cento – Fondazione e Impero Vol. 1
Testi: Alan Moore Disegni: Gabriel Andrade
17x26 160 pp, col, Contiene: Crossed +100 1-6
Panini Comics. 16 €

a cura di Luca Bonatesta

Grazie Paul Di Filippo, Thanks! Su Madness aka Anarchy

Vorrei fare una precisazione. Dalla recensione del bellissimo Madness aka Anarchy Vol 1 di Rosselli e Kirby ho dovuto rimuovere l'immagine della copertina per ragioni di tutela della privacy e del copyright. Tony The Meat ha usato infatti ritagli di foto di persone che hanno minacciato vie legali contro la Outcast Press. Fatti loro se vogliono andare contro il mondo intero, ma io personalmente a farmi fare causa da avvocati from USA non ci tengo. Massimo Ferrara neanche, credo. Ovviamente sono grato a Paul Di Filippo per avermi fatto conoscere questa straordinaria opera e mi auguro che possa mandarmi al più presto il secondo volume. Non vedo l'ora di leggerlo e scriverne.
La recensione apparirà sul Club GHoST con la copertina solo se Tony avrà messo la testa a posto. Mi raccomando Tony! Grazie Paul!

Per chi vuole conoscere Paul Di Filippo, un grande uomo e un grande scrittore di Fantascienza e Weird può andare sul suo sito personale:
http://paul-di-filippo.com/
oppure su wiki:
https://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Di_Filippo
Qui ci sono due interviste in italiano:
http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.it/2015/12/intervista-con-paul-di-filippo.html
http://www.fantascienza.com/602/intervista-con-paul-di-filippo

A presto.
Luca Bonatesta
lucabonatesta@aol.com

I would like to make a clarification. From the review of the beautiful Madness aka Anarchy Vol 1 by Rosselli and Kirby I had to remove the cover image for reasons of protection of privacy and copyright. Tony The Meat has indeed used clippings of photos of people who have threatened legal action against the Outcast Press. Their business if they want to go against the whole world, but I personally don't want question by lawyers from the US. Massimo Ferrara, too, I think.  Obviously I'm grateful to Paul Di Filippo for introducing me to this extraordinary work and I hope he can send me as soon as possible the second volume. I want to read it and write about.
The review will appear on the Club GHoST with the cover image only if Tony will "put his head in place" as we Italian say. I recommend you, Tony! Thanks Paul!

For those who want to know Paul Di Filippo, a great man and a great writer of Science Fiction and Weird you can go on his personal website:
http://paul-di-filippo.com/
or on the wiki:
https://en.wikipedia.org/wiki/Paul_Di_Filippo
Here are two interviews in Italian:
http://wwwwelcometonocturnia.blogspot.it/2015/12/intervista-con-paul-di-filippo.html
http://www.fantascienza.com/602/intervista-con-paul-di-filippo
See you soon.

di Luca Bonatesta
(lucabonatesta71@gmail.com)

Pensiero del giorno - Carmelo Bene 28/05/2016

Esiste il significato ed esiste il significante. (Carmelo Bene)
  
   
A questa pagina di youtube è visibile per intera la memorabile puntata di "Uno contro tutti" del Maurizio Costanzo Show del 1995 in cui Carmelo Bene scandalizzò, confuse e illuminò, per due ore e mezza circa, scrittori, giornalisti, intellettuali, attori, attrici e il pubblico da casa.
   

Madness aka Anarchy di Rosselli e Kirby

Madness Aka Anarchy. 1 di 6.
Testi: Alberto Rosselli Disegni: Douglas Kirby
Edito da Outcast Press.

Follia e Anarchia. Uno psichiatra cinese e un giornalista sino-americano. Un fumetto delirante edito da una oscura casa editrice USA. Uno scrittore misterioso e un disegnatore giovanissimo.

Anno 2025. Siamo negli USA. A Providence, nel Rhode Island.
Questo primo volume è ambientato principalmente nel Song Lee Hospital, un istituto psichiatrico autogestito dai pazienti con il coordinamento minimo dei medici e la collaborazione, quasi invisibile, degli infermieri. Il nome deriva dallo psichiatra cinese, trapiantato negli U.S.A. cinquant'anni prima e ormai defunto, le cui idee hanno ispirato il progetto che, come vedremo nel corso della lettura, è non solo medico ma anche filosofico, sociale e politico.
La narrazione a più voci segue i ricoverati e il personale durante le loro attività quotidiane  e nel corso dei loro pensieri. Azione e flusso di coscienza si fondono come nel miglior Frank Miler.
La struttura ospedaliera comprende una enorme biblioteca e una ludoteca per adulti. In una grande stanza  le donne e gli uomini ricoverarti sperimentano, anche in gruppo, ogni forma di espressione sessuale. In locali addetti si consumano sostanze stupefacenti di ogni tipo. I medici seguono queste sessioni, ma spesso non si limitano  a osservare. I degenti dispongono anche di una sala cinematografica, un teatro e un locale per concerti. I Nervous Breakdown i Soul Diggers, tra gli altri, hanno suonato qui. L'ospedale possiede una stazione radiofonica e una televisiva, anch'esse autogestite.
In alcune sequenze, ambientate all'esterno del Song Lee Hospital, vediamo poliziotti e procuratori che, sconcertati e dubbiosi, parlano dell'istituto. In un paio di tavole, che richiamano palesemente la scelta narrativa adottata da Frank Miller ne Il Cavaliere Oscuro, assistiamo a un dibattito televisivo tra psichiatri, sociologi, psicologi e antropologi. I pareri sono nettamente discordi e i toni accesi. La moderatrice rischia di perdere il controllo.
Il dott. Song Lee appare numerose volte nelle vignette del fumetto in forma di vecchie foto o riprese video. Spesso è inquadrato, magari anche solo il viso, in un angolo. Come un continuo messaggio subliminale.
Quando nell'istituto avvengono una serie di suicidi e diverse morti per overdose, Franz Lee, giovane giornalista di cronaca nera di origini sinogermaniche, consumatore di droghe e psicofarmaci, nonché nipote del dott. Song Lee, si fa ricoverare. Vuole capire cosa sta accadendo. Prima ancora che gli organi di informazione raccontino i luttuosi accadimenti, Franz ha degli incubi in cui ricorrono suo nonno, un amante dell'adolescenza morto suicida, la madre tedesca e strane figure demoniache.
Alberto Rosselli, come accade per esempio in Whatchmen, capolavoro di Alan Moore e Dave Gibbons, alterna alla narrazione per immagini, estratti dai libri del dott. Song Lee.
Conosciamo così la teoria dell'Anarcofollia. Lee ritiene le malattie psichiatriche  una forma di anarchismo spontaneo e veramente radicale, rivolto non contro l'ordine sociale, ma al cuore stesso della realtà. In particolare il medico contesta l'idea di una sola identità per ogni individuo e quella di una unica realtà esistente. Per la serie: cosa sarebbe successo a Philip K. Dick se, invece di scrivere narrativa,  si fosse dato alla psichiatria?
“Il paranoide, lo schizofrenico, l'ossessivo compulsivo e chi ha personalità multiple” prosegue Lee, nel testo immaginario “non sono persone malate, ma gli unici anarchici reali, sebbene inconsapevoli.” Quindi, secondo il buon dottore, le loro cosiddette malattie non vanno curate, ma “vissute in un contesto di autogestione che prevede, solo inizialmente, il minimo intervento di personale medico e paramedico.” Lo scopo finale è “eliminare anche questa parvenza di supervisione per arrivare a una società realmente anarchica.” L'idea sociale e politica, contenuta nella teoria del dottor Lee, è che, per realizzare il sogno dell'Anarchia, non bisogna partire da ideologie o progetti di alcun tipo, in quanto sovrastrutture intellettuali e culturali che impediscono all'individuo e alla società di essere realmente liberi.
Nell'ultimo estratto dai finti testi scientifici Lee afferma, con toni visionari, che “L'anarchia non va realizzata. Essa è. In quanto principio che regge la realtà. L'essere umano non deve fare altro che prenderne consapevolezza. Il cosiddetto disturbato psichiatrico è il Reale Uomo Nuovo, il modello di un nuovo individuo che rifiuta ogni forma di controllo, non solo sociale e politico, ma anche da parte della realtà stessa. Egli è l'unico che può indurre i suoi simili umani a realizzare la vera Anarchia.” Sembra un mix folle di Taoismo e pensiero anarchico.
A corredo del volume ci sono alcuni bozzetti preparatori di Douglas Kirby, come quello qui proposto.
Vi assicuro che leggere queste 96 pagine è un'esperienza indimenticabile. Ma c'è anche un aspetto inquietante. Alberto Rosselli afferma, in una postfazione al fumetto, che è esistito veramente uno psichiatra cinese naturalizzato statunitense che sosteneva teorie simili a quelle del medico del fumetto. Sarà vero? Rosselli comunque avrebbe studiato i testi di costui. Non ne riporta il nome, però.

Lo sceneggiatore Grant Morrison (Invisibili, X Men) coinvolto chissà come dai tipi della oscura Outcast Press, in una breve introduzione al fumetto, afferma: "Sono convinto che Alberto Rosselli scriva sotto effetto di Lsd"

Io ignoravo l'esistenza della Outcast Press (un nome, un programma) che risiede a Chinatown, New York, nella 801 Fifth Avenue. Il direttore è un certo Andy Morello. Il grafico e impaginatore risulta Tony The Meat (un nickname, ovvio), autore anche della copertina. Non risultano altre figure editoriali. Sul web non ho trovato niente su di loro. Ho inviato una mail a outcastpress@gmail.com e sono in attesa di risposta. Sembra una piccola realtà editoriale. Magari (spero davvero di no) chiude da un momento all'altro. Sono riuscito a ottenere questo fumetto grazie a Paul Di Filippo, scrittore di Scienze Fiction, mio contatto Facebook che, conoscendo la mia passione per i comics, me lo ha spedito. Thanks, Paul. God Bless you. How many chat we made, right? I hope that there are many other!

Alberto Rosselli, prima d'ora, ha pubblicato tre racconti di genere fantahorror su The Garden, una rivista amatoriale, uscita in poche copie nel corso del 2000. I titoli dei racconti sono "Mirror bitch", "Cannibal corpses" e "The sanity assassin".
Inoltre, rispettivamente, nel 2005 e nel 2009 sono usciti, per un minuscolo editore, “House of friends”, due romanzi: Nevronia, un dark fantasy e The summer of snakes, un hurban fantasy con connotazioni orrorifiche. Subito dopo quest'ultima pubblicazione, l'editore è scomparso nel nulla. Così risulta nella succinta biografia ma l'autore di questa recensione non è riuscito a reperire né i romanzi, né la rivista.
Neanche da una ricerca capillare con Google escono altre informazioni sulla vita e sulle opere di Alberto Rosselli. La Outcast Press non riporta altri dati biografici. Tanto meno una foto. È un mistero. Credo che Alberto Rosselli sia lo pseudonimo  di un autore affermato. Ma, in tal caso, non capirei il motivo del nascondersì. Chi avesse informazioni su questo scrittore può contattarmi: lucabonatesta@aol.com.

Douglas Kyrby, secondo la breve biografia riportata nel volume, è nato nel 1999 a Las Vegas e là vive. Giovanissimo, quindi. Ma promette bene. Autodidatta, il suo segno ricerca la sintesi di Frank Miller e allo stesso tempo l'immaginifica ricchezza esplosiva del suo quasi omonimo Jack Kirby.

Il recensore augura tanta fortuna a entrambi gli autori di questo fumetto straordinario e spera di disporre al più presto del secondo volume per parlarne su questo blog. Auguro inoltre alla casa editrice di essere un po' meno marginale. A little few outcast.
Ho chiesto a Paul di bazzicare le peggio fumetterie per procurarmelo.
Non vedo l'ora di leggerlo.


SCHEDA
Madness Aka Anarchy.
Sceneggiatura di Alberto Rosselli.
Disegni di Douglas Kirby.
Edizioni Outcast Press. USA
Brossurato, 96 pagine. B/n. Mensile. 5,99 $. 1 di 6. Data di pubblicazione: Maggio 2016
 
                             
a cura di Luca Bonatesta
(lucabonatesta71@gmail.com)

Pensiero del giorno - William Friedkin 25/05/2016

I progressisti vogliono invertire il corso dell'acqua. I conservatori, invece, pretendono che la paghino tutti. Per me l'acqua deve scorrere libera. (William Friedkin)


Incubo - Edizioni Corbaccio

La redazione GHoST segnala Incubo, l'ultimo romanzo thriller di Wulf Dorn edito da Corbaccio Edizioni che narra di Simon, un ragazzo difficile, rinchiuso da sempre nel suo mondo. La sua vita precipita in un incubo dopo la morte dei genitori in un terribile incidente d’auto, dal quale Simon esce miracolosamente illeso, ma da allora, soffre di fobie, allucinazioni, sogni che lo tormentano ogni notte. Costretto a trasferirsi dalla zia Tilia dopo un periodo di riabilitazione in ospedale, passa le sue giornate esplorando la campagna sulla bicicletta del fratello Michael. Nella zona sembra aggirarsi un mostro: una ragazza è scomparsa, e una notte si perdono le tracce anche di Melina, la fidanzata di Michael, il quale diventa l’indiziato principale. Insieme a Caro, una ragazza solitaria che ha conosciuto nella sua nuova scuola, Simon affronta le proprie paure più nascoste e va a caccia del lupo che miete le sue vittime nel bosco di Fahlenberg. Ma niente è come sembra...
Oscuro, inquietante, avvolgente, Incubo è il nuovo psicothriller di Wulf Dorn, in libreria dal 26 maggio.
Incubo, Anno: 2016, Pagine: 368,
Codice ISBN: 978-88-6700-126-2,
Collana: Top Thriller, Editore: Corbaccio Edizioni.    
 
L'AUTORE
Wulf Dorn, scrittore tedesco 47enne di Ichenhausen, ex logopedista in una clinica psichiatrica, è arrivato al successo internazionale nel 2009 con il suo primo romanzo La psichiatra. Sono seguiti Il superstite, Follia profonda, Il mio cuore cattivo, Phobia: tutti bestseller pubblicati in numerose lingue. In Italia sono stati editi da Corbaccio, anche in edizione TEA..
     

La Torre Nera, il film, il cast… Il Caos

Dopo la conferma che l'adattamento de La Torre Nera, saga letteraria firmata da Stephen King avrebbe visto finalmente la luce, oggi la Sony annuncia l'uscita ufficiale del film di Nikolaj Arcel prevista negli USA il 17 febbraio 2017.
Le riprese del film sono iniziate in Sudafrica e, la produzione assicura che si concluderanno nel giro di sette settimane.
La sceneggiatura del film è stata firmata dallo stesso Arcel insieme a Jeff Pinkner, Anders Thomas Jensen e Akiva Goldsman mentre per il cast sono già stati confermati Idris Elba e Matthew McConaughey.

Ho esultato di gioia quando, alcuni anni fa, ho ricevuto un SMS di news sul mondo del cinema e ho letto che era iniziato il progetto per portare sul grande schermo la saga della Torre Nera. Scherzando con un amico, dissi che quando lo avevo letto, mi ero sentito come se avessi tradito la mia compagna tanto profonda era stata l’emozione suscitata da quelle due semplici frasi. E ho aspettato non tanto con ansia, ma trepidazione, che il progetto partisse davvero.
Emozione scomparsa oggi, con l’inizio delle riprese del film e ancor prima con la scelta del tanto criticato e discusso cast. 
Mettiamo subito le mani avanti, prima che a qualcuno possa venir in mente una parola orribile e meschina come razzismo. Non c’entra niente il colore della pelle di Idris Elba. 
Quello che proprio non mi va giù è che siano state ignorate del tutto, così come hanno fatto,  le caratteristiche di un personaggio, anzi, del protagonista, Roland, modellato con migliaia di particolari nel corso dell’intera saga. Un personaggio così vivo e vivido che era praticamente impossibile sbagliare. 
Sono certo che Elba sarà bravissimo e che riuscirà a rendere giustizia a Roland, e che alla fine il film sarà un autentico capolavoro degno di portare quel nome, La Torre Nera, ma il dubbio resta, se non altro per un particolare: che fine faranno gli occhi da “bombardiere” dell’Ultimo Pistolero di quel mondo che abbiamo tanto amato? 
Possibile che, come tutto il resto, siano semplicemente “andati avanti”?
Kinghianamente perplesso.
  
a cura di Stefano Milighetti
   
  

It Follows, dal 6 luglio al cinema

Uscirà nelle sale italiane a luglio il nuovo film di David Robert Mitchell It Follows, un horror-thriller incentrato su tematiche già esplorate ma che potrebbe distinguersi per alcune trovate originali anche se Quentin Tarantino non ha comunque risparmiato alcune critiche alla pellicola ("E' stata la migliore premessa che ho visto in un film horror da lungo, lungo, lungo tempo. E' uno di quei film che è così buono che alla fine ti fa arrabbiare perché non si rivela qualcosa di grande").
La pellicola, presentata al Toronto Film Festival 2014, racconta di una giovane donna di nome Jay (Maika Monroe), che dopo un incontro sessuale è ossessionata da un'entità sovrannaturale. L'unico modo per sbarazzarsi di questo essere o "follower", come lo chiama Tarantino, è tramite un altro rapporto sessuale in modo da "passare" così la maledizione.
Da notare come It Follows rimanga tra i maggiori incassi del 2015: in America, infatti, ha incassato un totale di ben 14.600.000 dollari in tutta la sua corsa in sala, ma quel che ha colpito è stato sicuramente il suo notevole debutto per un film indipendente con un incasso di 160.089 dollari in quattro sale per una media enorme di 40.022 dollari per sala. L'horror di Mitchell è stato poi distribuito in 1.218 cinema nel suo terzo fine settimana, entrando così nella top 10 per tre settimane consecutive durante la fine di marzo e aprile.
Nel cast oltre alla già citata Maika Monroe troviamo anche: Keir Gilchrist, Jake Weary, Olivia Luccardi, Daniel Zovatto, Lili Sepe, Linda Boston, Heather Fairbanks, Ruby Harris, Bailey Spry, Debbie Williams, Christopher Hohman e Aldante Foster. In Italia il film arriverà nelle sale il 6 luglio.


DI SEGUITO IL TRAILER UFFICIALE IN ITALIANO

  

Pensiero del giorno - David Cronenberg 13/05/2016

La maggior parte degli artisti sono attratti da ciò che è nascosto, da ciò che è proibito, tabù. Se sei un artista serio non puoi accettare i tabù, qualcosa che non puoi guardare, qualcosa che non puoi pensare, qualcosa che non puoi toccare. (David Cronenberg)

   

Colapesce: una leggenda tutta napoletana

Una leggenda legata al mare è quella che ci viene tramandata di Colapesce; una storiella diffusa in tutto il meridione sin dal XII secolo, con la sua specifica variante da regione a regione.
E’ stato il grande filosofo Benedetto Croce nel suo volume «Storie e leggende napoletane» a riportare in superficie una fiaba metropolitana che rischiava di cadere nel dimenticatoio e assoggettata ad altre; la leggenda ci viene restituita grazie ad uno straordinario ritrovamento.
La prima testimonianza del racconto di Colapesce è quella che troviamo scolpita su di un bassorilievo di epoca classica, posto all'angolo di Via Mezzo Cannone (descritta anche dal Croce) venuto alla luce durante gli scavi per le fondazioni di Sedile di Porto e murato nel ‘700; una lapide in latino molto esplicativa lo ricorda sulla facciata di una casa, tutt'ora presente.
Il fregio scultoreo rappresenta Orione (il mitologico gigante cacciatore) nelle sembianze di un uomo villoso che brandisce un pugnale nella mano destra. Il bassorilievo, il cui originale conservato al Museo di San Martino, durante i secoli è stato fonte di discussione sia per il soggetto ambiguo raffigurato sia per l’autenticità della sua datazione, posta nel medioevo. Ciò nonostante durante il ‘700 quell'emblema molto singolare è diventata per tutti il volto di Colapesce, simbolo dell’antico Sedile di Porto.

Ma chi è Colapesce?
Nicola (Cola) pesce è il protagonista di una affascinante leggenda marina, che si è tramandata dall'antichità fino ad oggi e che conserva intatta la sua aurea misteriosa.
Il racconto narra di un ragazzo apprezzato per le sue abilità natatorie e per le sue immersioni subacquee non comuni e che maledetto dal mare finisce per tramutarsi in un vero pesce dotato di squame e dita palmate, questo secondo il mito.
Nicola a furia di rifugiarsi in mare si fa inghiottire da grossi pesci, usandoli come un vero e proprio mezzo di trasporto negli abissi e che per uscirne all'arrivo vivo, ne squarcia il ventre adoperando un bel coltello. Qui si ricollega il soggetto del bassorilievo di Orione, trovato a Napoli.
Questa incredibile storia si riferisce ad un culto tardo pagano marino denominato «’E figli ‘e Nittuno» ovvero I figli di Nettuno, una confraternita segreta i cui iniziati erano esclusivamente uomini, ovvero sommozzatori votati al Dio del mare.
Lo scopo di questa setta era quella di sottrarre maggiori ricchezze e tesori esistenti nelle grotte napoletane, rimanendo in apnea a lungo; un’impresa impossibile da compiere per i progressi ottenuti dalla scienza all'epoca.
Il loro segreto era da ricercare in alcune alghe specifiche che «rallentavano» il ritmo respiratorio, favorite anche da una buona meditazione di pre riscaldamento; ingerita l’alga questa non comprometteva la lucidità mentale e anzi, i sommozzatori ricevevano questo potere e potevano operare in piena tranquillità, in tempi davvero lunghissimi, imbattendosi in creature straordinarie. Si dice che gli iniziati fossero aiutati dalla Sirena Partenope e che dotati di poteri magici potevano avventurarsi negli abissi del Golfo.
Agli adepti del culto, venne dato il nome in codice di pesce-Nicolò e l’ultimo discendente di questa «dinastia» si vocifera fosse stato impiegato dai servizi segreti per recuperare alcuni reperti sul fondale, durante la seconda guerra mondiale e successivamente al dopoguerra.
Sono noti infatti i rapporti tra nazismo tedesco ed esoterismo, ma se pur fosse vera questa ipotesi, cosa cercassero questi a Napoli è davvero un mistero.

Cosa cercavano disperatamente i figli di Nettuno?
Principalmente gioielli, monili, monete, sculture greco-romane, insomma tutti quei tesori che il mare e le tempeste hanno sottratto alle antiche imbarcazioni che solcavano il Golfo di Napoli,venduti poi a misteriosi collezionisti, mecenati d’arte e agli uomini di cui non sapremo mai il loro nome, per arricchire la loro sete bramosa di potere. Arte trafugata al dio del mare.
Molte sono le varianti sulla leggenda di Colapesce, passando dalla Sicilia, Puglia fino all'Abruzzo e solo in un punto concordano tutte: Nicola-pesce è davvero esistito e forse è stato davvero un pesce leggendario e chissà se ancora oggi, si nasconde qualche raro erede che abbia imparato e tramandato i segreti del mare, magari celato nel fisico di un barcaiolo, di quello di uno scugnizzo, di un marinaio... nell'incanto del Golfo di Napoli.
    
a cura di Luigi Pellini
    

Il buio nel cuore - Edizioni Fernandel

La redazione GHoST segnala Il buio nel cuore, il romanzo d'esordio di Silvia Bertozzi edito da Fernandel Edizioni che narra di una ragazzina affetta da gravi problemi di salute, per i quali i medici non riescono a formulare una diagnosi. Una madre psicologicamente disturbata che nasconde un segreto. Una “colpa” alimentata da incubi, rancori e superstizioni. Nella vita dell’adolescente Gaia si alternano buio e luce, le giornate sono sempre in bilico tra sogno e realtà. Unica via di fuga sembra essere l’amicizia di Emma e Angelica - bellissime e solari, tanto diverse da lei - e il tormentato amore per Jacopo, un ragazzo sbruffone e dalla forte spinta autodistruttiva. Ma tutto ciò non le basterà, perché il carico di dolore che Gaia deve portare è troppo pesante.
Vent’anni dopo, abbandonata ogni cosa per rifugiarsi in una villa immersa nel bosco, Gaia è ancora una ragazzina impaurita e sola, in balia di un mondo visionario che continua a tormentarla...
Il buio nel cuore è un thriller psicologico dalle atmosfere gotiche scoperto dal giallista Eraldo Baldini, che per primo ha letto il testo, ne ha colto il valore e ha insistito con la Fernandel perché lo leggesse.
Un romanzo sul rapporto avvelenato fra madre e figlia, sul desiderio di vendetta, sul bisogno di essere salvati.
Il buio nel cuore, Anno: 2016, Pagine: 204, Codice ISBN: 978-88-9860-539-2,
Collana: Fernandel, Editore: Fernandel Edizioni.    
 
UN ASSAGGIO DEL LIBRO
Ancora quell’incubo.
Arrivava sempre alla stessa ora, tenace come un gatto affamato. Si appoggiava pesante sul suo petto e lei sentiva la nausea strizzarle lo stomaco. Allora apriva gli occhi e subito la ghermiva un vento livido, come un sospiro di brina. Impaurita, afferrava le lenzuola, se le avvolgeva attorno ai fianchi e inspirava forte cercando di opporsi a quel fosco malessere che nuotava sotto pelle e non dava tregua.
Tuttavia lo sapeva troppo bene, ormai: non si era svegliata, era solo un’illusione. Se ne stava ancora lì, dentro il suo sogno appiccicoso. Girava la testa, lentamente, sperando ogni volta di non vederla. Invece quella occupava tutto il suo campo visivo, si gonfiava come una medusa scura dentro la stanza fino a sfiorarne le pareti.
Era solo una sedia a dondolo, dopotutto. Un oggetto ruvido e antico che odorava di legno fradicio, di vecchie cantine polverose. Eppure lei ne era terrorizzata.
Mentre cercava di respirare, mentre il sudore si cristallizzava in una patina ghiacciata, la sedia a dondolo cominciava a oscillare. Crick crack, crick crack, crick crack. Distendeva le lunghe gambe arcuate e le graffiava gli occhi, aprendosi un varco nella sua testa. Poi si accucciava lì, cattiva, sbocconcellava i suoi pensieri confusi e la faceva vomitare.
Al risveglio, prima di andare a scuola, Gaia rifaceva il letto e infilava veloce le lenzuola nella lavatrice.
 
    
L'AUTRICE
Silvia Bertozzi è nata nel 1970 a Cesena, dove vive. Laureata in traduzione e interpretariato, lavora come traduttrice in una multinazionale del settore delle costruzioni. Sposata con una figlia, vive in campagna fra gatti, gazze e conigli. Il buio nel cuore è il suo primo libro.
     

Codice 999 di John Hillcoat

Un gruppo di rapinatori, di cui fanno parte due poliziotti, vengono ricattati e costretti dalla mafia russa a compiere un colpo impossibile. Per riuscirci, decidono di ricorrere a uno stratagemma, denominato Codice 999, che distragga le forze dell'ordine: uccidere un agente.
Ormai è consuetudine leggere che le serie tv (americane) sarebbero meglio del cinema (americano) e che, di fatto, lo starebbero soppiantando nei gusti del pubblico (non solo americano). La sensazione però è che le serie tv (americane) siano meglio del cinema (americano) semplicemente perché il cinema (non solo americano) attraversa una crisi d'identità che pare irreversibile. Ne sono la prova soprattutto i film d'intrattenimento, che siano thriller o commedie, generi nei quali la defunta Hollywood si  è sempre distinta alla grande. Almeno fino a venti, trent'anni fa: per quanto riguarda le commedie, basta dare un'occhiata al penoso Nonno scatenato, in questi giorni nelle sale italiane, e si capirà il livello a cui è giunto il tracollo artistico. Codice 999 non fa eccezione e conferma ancora una volta il basso profilo di quasi tutti i polizieschi americani recenti. Piacciono i rari momenti di autentica suspense (la scena nell'ascensore, ad esempio), alcune trovate ultra-violente, un paio di ambientazioni e l'idea su cui si regge l'intera sceneggiatura, quella del codice 999 (il poliziotto a terra, stratagemma che permette di effettuare una rapina distraendo un intero corpo di polizia). Ma insomma il resto è paccottiglia, e nemmeno presentata in confezione extra-lusso. Trattasi di roba vista e stravista, con una sceneggiatura rappezzata, personaggi poco definiti (brutto segno quando per conferire un minimo di umanità a qualcuno lo si fa stare in pena per un bambino) e dialoghi che non vanno da nessuna parte. Come se non bastasse, le sequenze che dovrebbero risultare tese e spettacolari sono girate senza i fondamentali senso dinamico e dello spazio. La rapina in banca iniziale, da questo punto di vista, è sintomatica: poche nella storia del cinema sono state realizzate peggio. Nessuno s'aspettava dal regista australiano John Hillcoat (sette lungometraggi e molti video-clip all'attivo) una messa in scena all'altezza dei migliori titoli americani, che la visione di Codice 999 inesorabilmente riporta alla memoria (da I ragazzi del coro di Aldrich a Vivere e morire a Los Angeles di Friedkin, da Driver - L'imprendibile di Walter Hill a Il cattivo tenente di Abel Ferrara, da Colors di Dennis Hopper a Strade violente di Michael Mann, da The Untouchables - Gli intoccabili di De Palma a L'anno del Dragone di Cimino a Black Rain - Pioggia sporca di Ridley Scott). Però manca totalmente un'idea di cinema che sappia riproporre in maniera inedita meccanismi narrativi usurati, e anche il coraggio di andare fino in fondo latita. Nonostante le immagini truci, dense di un'oscurità opprimente che non sembra lasciare scampo e il realismo (fasullo?) di certe situazioni, alla fine i buoni sono buoni e i cattivi vengono puniti (che poi bisognerebbe anche riflettere sull'ambigua scelta dei buoni e dei cattivi). Ripensando a Codice 999, torna in mente un consiglio dato da Robert Altman al neo-regista Alan Rudolph: “Non girare film di inseguimenti”. Che equivaleva a dire: evita di girare film d'azione. Erano altri tempi e la filosofia di Altman andava in una direzione oggi sempre meno praticata. Ovviamente è utopistico sperare in un ritorno del cinema d'autore anni Settanta, però che almeno nel nostro cervello risuoni inesorabile un'aggiunta alla frase del regista di Nashville: “Se non lo sai fare”.
        
a cura di Roberto Frini
       

Nuovo portale Club GHoST e il restyling del Blog!

La redazione GHoST è lieta di annunciare l'inizio dei lavori per il nuovo portale ClubGHoST.it e il restyling di questo blog. Chi è abituato a frequentarci su Blogger potrà comunque continuare a farlo in quanto il blog rimane pur sempre un nostro punto di riferimento. Gran parte dei contenuti di questo blog, compresi anche i post recenti, verrà pubblicata gradualmente (in maniera più completa e dettagliata) anche sul nuovo portale ClubGHoST.it e promossa come di consueto attraverso i nostri canali social Facebook, Twitter,Google+, Linkedin e MySpace.
     

Fantasmi di Don Coscarelli

Il tredicenne Mike, durante il funerale di Tommy, un ragazzo ucciso da una donna, scopre che un misterioso e gigantesco becchino sottrae i corpi dei defunti. Aiutato dal fratello Cody e dall'amico Reggie, indagherà scoprendo l'allucinante verità.
La recente scomparsa dell'attore Angus Scrimm (avvenuta il 9 gennaio scorso) ha ridestato, almeno per un certo periodo, l'interesse nei confronti del film Fantasmi, uscito nel 1979 (ma girato tra il 1977 e il 1978) che nel corso degli anni è stato apprezzato da un buon numero di appassionati (e il cui successo ha generato tre seguiti). Interesse che probabilmente si rinnoverà quando verrà presentata la versione restaurata in 4k e curata da J. J. Abrams, che inoltre servirà (forse) a farlo scoprire a chi non lo conosceva. Siamo in presenza non del migliore, con ogni probabilità, tra i titoli di un periodo, la fine degli anni Settanta e l'inizio del decennio successivo, molto ricco di pellicole del terrore (e del fantastico in generale). Nel giro di quattro anni (dal 1978 al 1982) vengono realizzati e/o distribuiti, tanto per dire: Halloween - La notte delle streghe, Fog e La cosa di John Carpenter, Zombi e Creepshow di George A. Romero, Le notti di Salem, Il tunnel dell'orrore e Poltergeist - Demoniache presenze di Tobe Hooper, Brood - La covata malefica, Scanners e Videodrome di David Cronenberg, Shining di Stanley Kubrick, Amityville Horror di Stuart Rosenberg, Inferno di Dario Argento, Morti e sepolti di Gary A. Sherman, Benedizione mortale di Wes Craven, Piranha e L'ululato di Joe Dante, Venerdì 13 di Sean S. Cunningham, La casa di Sam Raimi, Un lupo mannaro americano a Londra di John Landis, Wolfen - La belva immortale di Michael Wadleigh, La maledizione di Damien di Don Taylor, Entity di Sidney J. Furie, Il bacio della pantera di Paul Schrader, Horror Puppet di David Schmoeller, Alien di Ridley Scott, Fury di Brian De Palma, Halloween III - Il signore della notte di Tommy Lee Wallace, Dracula di John Badham (e l'elenco potrebbe continuare). Tutti grandi film, o quasi. Però, al di là del mero discorso qualitativo (il ventenne Don Coscarelli produsse, scrisse, fotografò e montò il film con un budget esiguo, bisogna tenerne conto), Fantasmi si distingue in maniera abbastanza evidente dalle produzioni di quel periodo. Basta confrontarlo con alcuni titoli del '79 per rendersene conto: Venerdì 13, Amityville Horror, Fog e Alien, ad esempio. Con il primo condivide in parte la tendenza giovanilista, d'accordo. Protagonisti di entrambi sono infatti degli adolescenti, contrapposti a un'età adulta vista in maniera non proprio positiva (la madre assassina di Venerdì 13, l'anziano becchino Tall Man in Fantasmi). In un certo senso li accomuna anche la componente punitiva e addirittura sessuofobica. L'omicidio iniziale avviene durante l'atto sessuale, come in Venerdì 13 (e in Halloween - La notte delle streghe). Più o meno come in un altro film che ha per protagonista un adolescente, Wampyr (Martin, 1978), di George A. Romero. Ma appunto il tono del tutto diverso con cui Coscarelli imposta Fantasmi lo rende unico nel suo genere. L'età del personaggio principale fa sì che una lettura in chiave ludica risulti tutt'altro che fuori luogo. Ora, poiché l'atto del giocare e quello del sognare hanno senza dubbio una sorgente comune, e la dimensione onirica è assolutamente determinante in Fantasmi (Coscarelli raccontò di aver ideato il soggetto basandosi su un sogno), si può affermare che il film è un'opera che resta impressa soprattutto per la miscela di gioco, giovanilismo (i riferimenti alla cultura giovanile sono persino plateali, la maglietta dei Rolling Stones su tutti) e sogno. Anticipando, in tal senso, una tendenza che diverrà di lì a poco predominante nel cinema americano e nel fantastico in particolare. Se ci si pensa bene, anche in Halloween - La notte delle streghe, Alien e molti altri titoli successivi, l'aspetto giocoso entra a far parte del meccanismo della paura (o la paura fa parte del gioco?). I mostri non giocano forse a nascondino con le proprie vittime (e lo farà anche il replicante Roy con Deckard in Blade Runner)? Coscarelli si ispira a Dario Argento: a 4 mosche di velluto grigio e Suspiria (nella partitura musicale e in certe soluzioni narrative, fotografiche e di montaggio) e curiosamente poi a sua volta suggerirà  qualche idea al maestro romano. Come scrisse Roberto Pugliese nel Castoro Cinema dedicato al regista di Profondo rosso: “Phantasm, livido e ardito, grottesco e inappellabile, che si farà sentire poi in qualche tratto di Inferno”. Nello script (non si sa quanto volutamente) delirante, aggiungiamo noi, e nel prendere una direzione meno realista rispetto ai migliori titoli horror della prima metà degli anni Settanta (di Tobe Hooper, Wes Craven, Romero, eccetera), meno sadica e brutale. Per quanto più vicino al fantastico che al cinema del terrore (in fin dei conti si parla di esseri che vengono da un altro, non meglio specificato, pianeta), resta ancora oggi una delle pellicole più sottili, angoscianti e metaforiche sul necessario confrontarsi con la paura della morte. Che, insieme alla palpabile, suggestiva atmosfera da incubo che Coscarelli riesce a mantenere per l'intera durata del film (cosa non certo facile) rappresenta la principale qualità di Fantasmi, di cui i seguaci sottolineano giustamente anche alcune notevoli invenzioni come il cattivo Tall Man (che ha le sembianze del già citato Scrimm), capace di assumere le sembianze di una bellissima bionda (se non è puro delirio surrealista questo), le sfere volanti e trapanatrici e il dito mozzato che si trasforma in una specie di grosso insetto dagli occhi rossi. Per tutta una serie di motivi (di idee visive, anche), registi come Craven (Nightmare - Dal profondo della notte), Joe Dante (Gremlins), Sam Raimi (La casa), Hooper (Poltergeist - Demoniache presenze) e il nostro Fulci (...E tu vivrai nel terrore! L'aldilà), gli devono qualcosa.
       
a cura di Roberto Frini
     

Il mio amico Peppe Zullo di Stefano Simone

Chi è Peppe Zullo? Un famoso cuoco? Un imprenditore di successo? Un uomo con alle spalle una vita piena di sacrifici, ma anche di tante soddisfazioni? Difficile scegliere la giusta definizione. Anche perché, in questo caso, l’istrionico chef sembra incarnarle tutte quante. 
Ci pensa allora Stefano Simone a descriverlo, con il suo primo documentario, dedicato appunto a quello che ormai si può definire il Signore di Orsara di Puglia, uno dei simboli dell’eccellenza italiana, padrone della meravigliosa tenuta in campagna che è sede del suo ristorante omonimo. 
Esordio assoluto nel campo del documentario per il regista di Manfredonia, ma di certo non la sua prima volta dietro la macchina da presa. Simone affronta infatti una sfida così complessa affidandosi alla sua ormai quasi decennale esperienza da film maker, riuscendo brillantemente a superare gli ostacoli e le piccole “trappole” che un lavoro come questo si porta inevitabilmente dietro. Innanzitutto l’intelligente scelta di mettere al centro il “racconto nel racconto”, con protagonisti i due intervistatori di Peppe Zullo che spiegano alla loro giovane amica – in un’informale chiacchierata al bar – come si è svolto l’incontro con lo chef, con il documentario che diventa quindi il grande flash back della loro gita ad Orsara. E poi soprattutto la coraggiosa scelta di non cadere nella fortissima tentazione di incentrare tutto il lungometraggio sulla preparazione dei piatti e sull’insopportabile tendenza, da qualche anno a questa parte, – soprattutto a causa del proliferare incontrollato delle trasmissioni TV a tema – a mostrare le abilità culinarie del cuoco di turno, in un insopportabile turbine di nozionismo visivo, quello sì, difficile da digerire. Nel documentario di Simone è invece Zullo a parlare (la dialettica certo non gli manca), e ad emergere sono soprattutto le sue idee, la voglia di fare, di mettersi in gioco. I ricordi di una vita passata a lavorare in giro per il mondo, ricordi che si fanno reali grazie all’evocazione di sapori, di ingredienti e di autentici legami umani con la gente del posto. Simone dedica a Zullo tutto il tempo necessario, affinché nulla venga messo da parte, perché ogni ricordo di vita è un mattone che sostiene il suo grande lavoro nel tempo presente, fatto di semplicità e tradizione. 
Simone impone uno stile asciutto, libero da inutili fronzoli e molto diretto, proprio come il protagonista che sta descrivendo. Macchina fissa quando Zullo parla al tavolo; macchina a mano quando si esce a vedere il suo Orto dei Miracoli; luci naturali quando si scende nelle immense cantine (un po’ più di luce in effetti non avrebbe guastato). Il documentario di Simone non scende a compromessi, insomma, anche se un po’ più di cura nell’omogeneità del sonoro avrebbe innalzato di molto la qualità del prodotto (stride molto la differenza tra il sonoro in presa diretta della conversazione al bar con quello dell’intervista allo chef. Probabilmente una scelta, che, a mio parere, andava meglio ponderata e gestita). 
Unica pecca, le musiche di Auriemma che questa volta non riescono a sostenere come dovrebbero l’impianto documentaristico di Simone. Troppa enfasi nelle sequenze dedicate alla realizzazione dei piatti; troppo marcati gli altri temi, a dire il vero ai limiti del macchietti stico.
In generale una buona prova di Simone che, a mio parere, visto il positivo esordio, dovrebbe continuare la ricerca e la sperimentazione nel difficile e insidioso campo del documentario.
   
Voto: buono
   
a cura di Giorgio Mazzola