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Nero Dentro di Giancarlo Ferraris

Il biellese – trapiantato a Perugia – Giancarlo Ferraris ci propone quindici racconti che spaziano nel panorama orrorifico classico. Si va da short stories di due pagine a testi più complessi che raggiungono quindici pagine.
Protagonista assoluta dell’antologia non è tanto la follia, come l’autore suggerisce nella sua introduzione, bensì la morte; personificata in un uomo o in una donna ovvero in un’entità che si trova in luoghi misteriosi.
Prima di scendere in dettagli, occorre spendere alcune considerazioni di stampo generale.
Giancarlo Ferraris adotta uno stile molto leggero, riuscendo a farsi leggere con piacere e senza fatica. In qua e in là, piazza varie pennellate oniriche che non guastano; anzi sortiscono l’effetto di creare quella giusta atmosfera che sarebbe lecito attendersi da un racconto fantastico. Trovo che l’autore abbia avuto il merito di esser stato capace di calare il lettore nella storia, senza bombardarlo con dialoghi inutili.
Non ci sono ripetizioni e, dal punto di vista della scelta delle parole, l’edizione si rivela molto curata. Si segnalano, tuttavia, espressioni che ritornano in vari racconti (tipo “i cieli screziati” o “fu investito…”), ma questo non può che essere un lieve difetto (se tale può definirsi) comune a molti autori (compreso il sottoscritto).
La punteggiatura non è sempre perfetta, specie in taluni elaborati, con l’effetto di inceppare i periodi (non che vi siano molti casi, però questo è uno degli aspetti su cui lo scrittore deve affinarsi). Presenza sistematica di “d” eufoniche e di qualche avverbio di troppo (in delle frasi ne ho contati addirittura tre).
Veniamo ora ai racconti pubblicati. Appare subito chiaro, fin dalle prime pagine, che Ferraris voglia omaggiare i suoi autori preferiti - sia letterari che cinematografici. Si assiste così a citazioni che coinvolgono artisti quali E.A.Poe, Guy de Maupassant, Bran Stoker, implicitamente Robert Bloch (il racconto “L’uomo che beffò la morte” mi ha fatto ritornare in mente il famoso “Quel treno per l’inferno”), ma anche registi (Dario Argento, Charlie Chaplin) e serial killer veramente esistiti (la contessa Bathory). Purtroppo, in alcuni elaborati, le citazioni finiscono con l’inondare l’intero testo; col risultato di dar vita a storie fortemente debitrici rispetto al modello di riferimento. Gli esempi più palesi, sotto questo punto di vista, sono costituiti da “Il Volto del Terrore” (riferimenti a “Dracula”), ma soprattutto “Storia di un incubo” (sorta di “remake” di “William Wilson“ di E.A.Poe). La scelta, se può far piacere a un affezionato della letteratura di fine ‘800 - primi ‘900 (come tale è il sottoscritto), rischia di stuccare coloro che sono assuefatti dalla narrativa commerciale e che giudicano un racconto con il parametro dell’originalità. Ferraris, infatti, si dimostra legato alla narrativa citata e allestisce un campionario di figure classiche. In prima linea, come già detto, abbiamo la morte - sia nelle vesti di una dama diafana, che di un traghettatore moderno, o di un commerciante ovvero di un custode di luoghi misteriosi – a cui si affiancano vampiri tradizionali (da uccidere con paletti, luce solare e crocefissi), fantasmi vendicatori, case infestate e demoni.
È evidente un certo gusto (e interesse) per l’occulto e i misteri che gravitano attorno alla vita. In altre parole, si cerca di rispondere alla domanda: cosa c’è oltre la soglia che separa la realtà dall’ignoto, ovvero la vita dalla morte?
Per individuare dei difetti, direi che i finali spesso non sono all’altezza di quanto di buono sia stato scritto in precedenza. Non perché siano scritti male, ma in quanto – salvo tre-quattro eccezioni – li ho trovati intuibili (“Mister Lee”, “L’uomo che beffò la morte”, “Sole di Tenebre”) e talvolta telefonati (“Un taxi nella notte”, “Storia di un incubo”).
Quindi per concludere, siamo alle prese con un’antologia che piacerà più agli appassionati di narrativa di fine ‘800 (se può far piacere all’autore, leggendo questi testi – anche se preferisco un taglio alla H.P. Lovecraft o alla W.H. Hodgson - mi son trovato a casa e non cederò l’antologia per nessuna ragione, respingendo le pressioni del “capo”) che a coloro che sono fans di Stephen King, Joe Lansdale e compagnia.
Veniamo ora ai singoli racconti. Ad avviso di chi scrive, i due più riusciti sono “Il Custode dei Silenzi” e “Il dodicesimo cerchio”. Nel primo, un fantasma - che aleggia in un cimitero – rivela, a un marito vedovo, i segreti inconfessabili dei cadaveri che sono stati sepolti nel camposanto. L’uomo scoprirà così una verità, che non avrebbe mai sospettato, sul conto di sua moglie.
Nel secondo, un emissario della morte spiega a un individuo il senso dei dodici dischi neri presenti su un orologio privo di numeri. Ognuno di essi rappresenta un momento fondamentale della vita di ciascun uomo, il protagonista ne ha già consumati undici…
Di rilievo un altro plotoncino di elaborati, tra i quali “Mister Lee” (incentrato su una cravatta assassina; il nome Lee è un omaggio all’attore Christopher Lee), “Una donna chiamata M” (un ragazzo si innamora della morte in persona), “Lui, il Mostro” (di spessore soprattutto per il background che Ferraris riesce a dipingere, distribuendo in pochissimi caratteri omaggi a “Profondo Rosso”, “Psyco” e altro ancora), “Ricordo di uno Spettro” (un orrore che emerge dal mare, per consumare la sua vendetta)  e “Storia di un Incubo” (versione di “William Wilson” che, forse, avrebbe beneficiato in misura esponenziale di un epilogo meno telefonato).
Meno incisivi gli altri otto racconti. Tra essi, sono forse da salvare “Sole di Tenebre” (sorta di “Amityville Horror” seppure con profonde differenze, ma con in comune l’elemento della casa infestata dagli spiriti di persone assassinate, che fanno pressione sugli umani per spingerli a commettere delitti della medesima specie), “Quello strano sorriso rosso” (interessante la prima parte, scivola nel già visto nella seconda in cui, peraltro, vi sono dialoghi in stile cinematografico) e “Il volto del terrore” (buonissimo sino alla conclusione, dove l’autore pare aver perso lo smalto proponendo un epilogo troppo frettoloso).
Non mi hanno entusiasmato gli altri cinque, alcuni dei quali – a mio modesto avviso – affetti da buchi narrativi (mi riferisco a “Un taxi nella notte” e “Plenilunio a carnevale”) o troppo banali (“L’uomo che beffò la morte”).
In conclusione, un prodotto più che sufficiente che aiuterà Ferraris a crescere. Confermato nella mia “biblioteca del brivido”.

SCHEDA LIBRO
Titolo: Nero Dentro
Autore: Giancarlo Ferraris
Codice ISBN: 978-88-7418-486-6
Formato: 12x19,5 - 96 pagine
Collana: I Ridotti di Interrete 7
Anno di pubblicazione: 2008
Editore: Prospettiva Editrice
Prezzo di copertina: 10,00 Euro

a cura di Matteo Mancini

Black Flag di Valerio Evangelisti

Dopo Metallo urlante, ecco il secondo episodio della saga (vi farà seguito Antracite) dedicata al palero messicano. Evangelisti struttura il romanzo dividendolo in tre parti intrecciate tra loro, su piani temporali diversi. Abbiamo il passato, ambientato nel far west; il presente, caratterizzato dal prologo e dall’epilogo con fatti che si svolgono in centro America; e un futuro (3.000 d.c.) che si alterna col passato, dipingendo una Terra distrutta e preda di violenze di ogni tipo.
Il cuore del romanzo (nonché parte preponderante) è costituito dalle vicende in cui si trova coinvolto Pantera. Tradito da chi gli aveva commissionato un assassinio, il "nostro" si troverà costretto a cooperare con coloro che avrebbe dovuto uccidere, ovvero un gruppo di sanguinari sudisti. Presto, però, il messicano stringerà un accordo con un militare affetto da licantropia, con una prostituta irlandese e con un decrepito indiano, per ribellarsi al gruppo e ritornare in città per vendicarsi.
La storia parte lentamente, ma cresce alla distanza; scendendo in un vortice di violenza che sconfina nel pulp (evirazioni, espressioni politicamente scorrette e altri tocchi grotteschi).
Notevoli le pennellate oniriche, con lupi mannari che imbracciano fucili, e spiriti dal volto animale che si stagliano nel cielo notturno.
La vera forza del romanzo, però, sta nel tessuto che si cela sotto la superficie delle cose. Evangelisti non si limita a proporre un’opera di intrattenimento, ma fa ruotare tutto sul raffreddamento dei rapporti umani (rappresentato dal metallo che invade i corpi umani: il licantropo ha il ferro nelle vene, l’eroina del futuro ha parti metalliche impiantate nella sottocute) da cui si genera una violenza che si trasforma in un orrore puro (terrificanti, da questo punto di vista, la strage degli yankees e soprattutto quella che si svolge in futuro, nei nidi della Terra). Gustosi (e tipicamente sci-fi) i riferimenti alla schizofrenia di gruppo, vista come una distorsione psichica popolare determinata da contesti ambientali in cui l’unica forma di relazione è la violenza. Non mancano frecciate alla società americana e una citazione a Blade Runner (nella parte finale, quando si parla di androidi).
In definitiva un’opera che condensa tutti i generi di intrattenimento, miscelando western a fantascienza (ci sono androidi e si parla di viaggi lunari) e horror (licantropi e demoni) al fantasy (riti magici, con corse in strade misteriose attorniate da lupi bianchi), il tutto senza dimenticare il messaggio su cui l’autore intende far ragionare il lettore più attento.
Ottime le caratterizzazioni dei personaggi, con un pugno di soggetti l’uno più interessante dell’altro.
Lo stile scorrevole rende piacevole la lettura. Non disturba l’intreccio, caratterizzato dall’unione di tre vicende svoltesi in epoche molto diverse tra loro.
Un’opera da consigliare a chi intenda andare oltre al commerciale, senza però annoiarsi con storie pesanti e poco affascinanti. Meno maturo e più votato all’intrattenimento rispetto al successivo Antracite, ma comunque un bel libro. Voto: 7.5
 
SCHEDA LIBRO
Titolo: Black Flag
Autore: Valerio Evangelisti
Codice ISBN: 9788806194376
Formato: 12x19,5 - 220 pagine
Collana: Stile libero
Anno di pubblicazione: 2002
Editore: Einaudi Stile Libero
Prezzo di copertina: 11,00 Euro

a cura di Matteo Mancini