The Millionaire di Danny Boyle


Jamal Malik è un giovane ragazzo delle baraccopoli di Mumbai che decide di partecipare al celebre quiz televisivo “Chi vuol essere milionario?” nella speranza di farsi notare da Latika, l’amore della sua vita perso e ritrovato più volte lungo la strada. Giunto quasi alla fine del programma l’invidioso conduttore fa arrestare Jamal accusandolo di aver imbrogliato al gioco, preoccupato dal fatto che il ragazzo gli stesse soffiando il primato di unico concorrente ad aver vinto la somma finale da venti milioni di rupie. I poliziotti della centrale tentano in tutti i modi di strappare una confessione al ragazzo, tra botte e scosse elettriche, ma lui non demorde. Viene così condotto davanti all’ispettore Irfan Khan che decide di rivedere assieme a lui la puntata registrata in televisione nella speranza di poter cogliere, grazie alle telecamere, qualche segno del suo imbroglio. Ma questo segno non viene mai fuori: Jamal ha infatti risposto sempre correttamente perché ogni domanda che si è trovato di fronte era riconducibile ad un’esperienza vissuta nella sua drammatica vita da abitante delle baraccopoli caratterizzata dalla solitudine, dalla miseria, dalla violenza, ma soprattutto dall’amore mai sopito per la bella Latika, il suo primo unico amore fin dall’infanzia. Il giovane riesce a convincere l’ispettore della sua sincerità e può così tornare a giocare in televisione nella speranza di rispondere in maniera corretta alla domanda finale, ma soprattutto nella speranza di poter ritrovare la bella Latika e di stare con lei per sempre. Tutto è ancora da decidere.
 
Premio oscar 2009 alla miglior fotografia, miglior sonoro, miglior montaggio, miglior sceneggiatura non originale, miglior colonna sonora, miglior canzone (Jai Ho), miglior regia (Danny Boyle), miglior film; e quattro Golden Globe (miglior film drammatico, miglior sceneggiatura, miglior regia, miglior colonna sonora). Con tutti questi premi e con i vertiginosi incassi in tutto il mondo (quasi 160 milioni di dollari finora) The Millionaire pare proprio essere il caso cinematografico di quest’anno.
Una storia funzionale, efficace, strutturata in modo intelligente e con una fotografia attenta a cogliere il vero spirito del film attraverso i colori accesi e quasi violenti tipici delle pellicole indiane di trent’anni fa (le stesse in cui recitava l’attore preferito di Jamal) con i protagonisti che si battono contro le ingiustizie e che cercano di trionfare nonostante tutte le difficoltà. Un film che parte con un taglio quasi documentaristico (molto vicino a City Of God , 2004), ma che poi imbocca una strada più rassicurante, fatta di incroci ed eventi un po’ inverosimili che trasformano il tutto in una sorta di fiaba che possa in qualche modo veder trionfare un lieto fine sempre sperato.  
  
Un ottimo film che Boyle dirige con un montaggio frenetico utile a descrivere in maniera chiara e inequivocabile i turbini emotivi in cui getta ogni volta i suoi personaggi (Trainspotting – id. 1996-  insegna). Ed ecco che allora, grazie alla splendida colonna sonora, tutto il film sembra diventare un gigantesco videoclip (complice anche l’uso frequente dello “step-printing”, tecnica molto amata da Wong Kar Way – Hong Kong Express, 1994, per citarne uno) in cui musica e immagini si sostengono l’una con le altre per poter esprimere al meglio gli stati d’animo e le situazioni in continua evoluzione (ancora, aleggia prepotente la presenza di Trainspottting), per poi arrivare al bellissimo e corale omaggio finale alla prolifica industria di Bollywood.
Una bella favola dunque, un sogno raccontato attraverso le immagini tremende che Jamal ha visto nel corso della sua ancora breve e travagliata vita; perché il fascino del film sta tutto in questa dualità: l’estremo realismo da una parte e la leggerezza dell’inverosimile succedersi degli eventi dall’altra; una vita, i sentimenti, il dolore, i ricordi, tutti riassunti nelle suggestioni evocate nelle 15  domande di un semplice quiz televisivo. Perché forse è vero che la vita è crudele, ma è bello pensare che ognuno di noi stia vivendo qualcosa di più intenso e meno banale. I sogni sono lì, davanti a noi: bisogna solo riconoscerli quando si travestono da qualcos’altro e saperli leggere in maniera corretta.
Vorrei sottolineare l’ottima prova del giovanissimo Dev Patel nei panni di Jamal, un interpretazione intensa e verosimile che conferma il talento dell’attore già osservato nel telefilm britannico Skins, a mio parere uno dei migliori prodotti seriali degli ultimi cinque anni. 
 
Giudizio: quasi ottimo.

a cura di Giorgio Mazzola