Calco di Monica Maggi

Di poesia che costruisco/amore/so spiegati poco./ …trasformo in mongolfiere i pensieri./ Volo./ Sì, è vero. Io volo./
Sono molte e tutte impalpabili le dimensioni della poesia; sensazioni consapevoli e inconsapevoli che il poeta imprime sul foglio bianco che accoglie tracce di presenze. La parola di fronte al mistero del mondo risuona in tutta la sua inadeguatezza e riproduce la realtà in tutta la sua attinenza, nel quadro personalissimo di un verso in cui si colorano i ricordi. Così, le parole cadono come gocce d’acqua indissolubili e scorrono inevitabili una dopo l’altra.
Io scrivo./Impasto il rigurgito/ di queste scaglie/ frammenti calati a picco/ innestati nell’anima./
Scrivere, consapevoli della disarmonia del mondo e imprimere in pochi versi immagini intensissime che rimandano altre parti di noi in quelle stesse parole che furono fonte di ispirazione. Scrivere oltre noi, raggiungendo lo spazio che prima non c’era per trapassare l’ignoto e fermarsi davanti al montaliano “malchiuso portone” giusto il tempo di intravedere tra gli alberi di una corte, i gialli dei limoni.
E godere della luce della verità dallo spiraglio, malgrado le parole dei poeti siano come i fantasmi; non si possono afferrare, non appartengono a nessuno. Eppure un cuore batte senza tregua negli attimi irripetibili in viaggio sulle ali di un verso, così come nel tempo. Quel tempo che dentro di noi ci trasforma senza chiedere, e ci fa saltare i passi necessari se rincorriamo impossibili progetti e chimere in seduzione rapida.  Il tempo immemore dei ricordi/ della storia di noi/ della memoria di noi./  Nel presente restano le mani che scivolano sull’inquieto passo, “che si muovono, e non sanno di farlo”, tra voglie rincorse, un respiro e un gemito appena sussurrato, nell’attimo lento che innalza la voglia. E la poesia, scrive Monica, è bastarda: ricorda, tutto, implacabilmente. In Calco si possono scorrere versi intrisi del senso tempo che l’attesa esasperante scioglie, nel momento in cui la materia si fonde nei di gesti. Monica ne è consapevole e canta: Poi/ per averti snocciolo il tempo/ paziente come amanuense lontano/ ti stringo/ aspettando che il mio corpo si sazi./ Inizia la lotta. L’antico gioco-forza, l’incontro con l’altro che per un attimo illumina la nostra vita (nel bene e nel male). Dentro il nostro tempo, quell’attimo diventa eterno, ed è amore. L’amore strappa da uno stato quiete, trasforma, proietta in un vortice eccitante. E’ fatale lo strappo in nome del possesso, di conseguenza lacerarci e lacerare. Dove ho sbagliato?/ Magico momento del mattino/ insudicio di sperma/irreale.  L’amore passione annienta nello stesso istante in cui trionfa; si imprime come un calco sulla pelle e Monica Maggi trattiene il brivido sulla carta, nonostante tutto. L’intera esistenza è fatta di coincidenze dalle quali prendiamo energia. Dove vai? Mi dico/ saltando le scale con il fiato in gola./ Ad amare, vado./ Ad annusare un respiro./ A riprendere e lasciar andare./ La voce della coscienza intima di togliere l’ancora, e salpare, per spingersi al largo, toccare altre terre e inventare ancora l’altro, alla ricerca di un pretesto necessario alla rotta della passione. Non c’è risposta al potere di fascinazione dell’altro che nel momento in cui si pone di fronte a noi, ci proietta in un incantesimo. Il pregio del linguaggio poetico è il suo attingere alle immagini dell’anima e rendere muta la coscienza, per dare voce alle dimensioni interiori, al desiderio. Distesa sopra il tuo corpo/come un segugio percorre/periferie immaginarie/pieghe speziate/ gorghi turbinosi./ Ciò che il desiderio consuma e distrugge inesorabilmente la poesia cura, allevia e solleva, integrando gli aspetti contraddittori dell’essere  e lasciando l’impronta profumata e calda, imbevuta di qualcosa che giace dentro di noi, in un respiro, più dentro. Un segno indelebile oltre i confini del conscio e del finito che alcuni chiamano fato.
Per maggiori informazioni e acquisti, collegarsi al sito della casa editrice: www.lietocolle.info
   
SCHEDA LIBRO
Titolo: Calco
Autrice: Monica Maggi
Anno di pubblicazione: 2007
Editore: LietoColle
Codice ISBN: 9788878483101
Prezzo di copertina: 10,00 Euro

a cura di Carina Spurio
     

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Canto per gli orfani di Paola Rodomonti


In queste pagine sono stati raccolti una serie di appunti e di frammenti, scritti dall'autrice nel corso di quindici anni. Ne è risultato una specie di diario, in cui, il verso realistico si è trasformato in una sorta di canto visionario dove la coscienza del nulla  vive intrappolata nel suo riflesso. La parola, in questo caso, non è solo comunicazione ma evoca un mondo fantastico ed apre le porte serrate dell’altrove in cui l’anima trova il suo varco  e vola nel mondo; liberando la sua singolare capacità di sentire e di vedere. In questo modo Paola Rodomonti conferma il significato della parola “comunicare” nella sua prima accezione “partecipare”. La sua scrittura si palesa in quel volo fantastico  che ricrea le forme nel gesto. Ricompare la creazione affamata nel tessuto di parole che protegge la veglia; l’altro sogno che culla l’imprevedibile tra il sonno e il silenzio in cui Paola Rodomonti, tocca l’enigma e salva se stessa, rinnovando nei versi l’essenza degli esseri e le sue verità intrecciate; come semi piantati in un giardino che crescono l’uno vicino all’altro e si scambieranno, in seguito, il profumo dei fiori. Piano piano le parole vestono la notte, s’insinuano tra i segreti, rievocano immagini logore e confuse, assecondano quell’estenuante spasmo nella carne all’arrivo di un ricordo audace.
Il desiderio non appagato rinasce nelle ore di un anonimo giornoqualunque, dove tutto appare mosso, sconnesso e in maniera sfinitamenteelencatoria l’originale  autrice teramana scrive : “All’inizio ilpollice fece alla mano/ tracciare un segno: il solco dell’inventiva,/poi per esprimerlo, occorse un indice./ Poi venne il medio e insilenzio/ ancora fermi, l’anulare e il mignolo./ Il pollice lasciò./L’indice trapassò./ Il medio venne lesto/ l’anulare forte mi masturbò./E il mignolo/  mi adulò: la clitoride mi sfiorò/ il pollicetornò…nenia. / Il medio si frantumò/ negli anfratti dell’essere/incustodito./ L’anulare forato/ tornò forte/ testimone magico./ Ilmignolo si intersecò./ da All’inizio il pollice fece alla mano.
Nei versi di Paola Rodomonti è racchiuso il sussurro del caso che arriva da  un’immagine insistente, partorita dal turbamento di momenti del passato, consegnati in lettere a sdrucite tele o al filo che spunta all’orizzonte e in cui i poeti appendono gli umidi pensieri. Nel Canto per gli orfani, grumi di idee si dissolvono in un pulviscolo carico di silenzi, nella dimensione in cui si trova lo spazio dell’anima inquieta, mentre le dita macchiate d’inchiostro  inventano un senso e una personale giustizia. Per un momento il cuore di Paola diventa rosa e tra mille respiri aggiunge altri movimenti, lettere al contrario, di quelle che confondono il mondo. Due anni dopo, quei versi, di fronte allo specchio, alzano un nuovo sole e Paola, consacrata all’inferno delle sue mani, lascia che il suo canto  si libri ignaro del fato e ritorni dagli spazi infiniti da cui si è creato, per lasciare una segno impresso nel tempo, tra frammenti di stoffe, pezzi di carta e vecchi quaderni.

Sono riunite in questa raccolta tutte le poesie di Paola Rodomonti che come spiega Gianfranco Spitilli nella “Storia di Canto per gli orfani”, appartengono ad un vasto complesso di scritti, la cui stesura abbraccia l’arco temporale di circa un quindicennio, dal 1991 al 2006. La varietà dei supporti di provenienza (quaderni, fogli sparsi, cartelle dattiloscritte, cartoni e fogli da disegno, frammenti di stoffe, pezzi di carta), oltre a indicarci la radicale istintività del processo compositivo di Paola Rodomonti, rende per sé manifesta la complessità affrontata nella fase di trascrizione in formato digitale. In alcuni casi si è reso necessario il ricorso allo specchio, essendo un numero consistente di poesie scritto al contrario, da destra verso sinistra e con i caratteri rovesciati. I testi trascritti sono stati in prima battuta classificati con un codice alfabetico riferito alle fonti di provenienza, in seguito riordinate secondo lo stesso criterio; in una seconda fase si è proceduto alla selezione delle poesie e degli scritti. Il lavoro ha occupato circa due anni di tempo e ha condotto a questa pubblicazione.”
Paola Rodomonti. E’ nata a Teramo. Diplomata al Liceo Classico, compone poesie fin dalla giovinezza; ha trascorso periodi della sua vita in Sicilia, Francia, Spagna, Inghilterra ed Africa. Vive e lavora a Teramo.
   
SCHEDA LIBRO
Titolo: Canto per gli orfani
Autrice: Paola Rodomonti
Editore: Media Edizioni
Anno di pubblicazione: 2008

a cura di Carina Spurio