Weekend tra amici di Stefano Simone


Gianni, un dentista scapolo e donnaiolo che soffre di solitudine; Marco, un ristoratore con gravi problemi matrimoniali; Stefano, un impiegato insoddisfatto della sua vita, con una moglie oppressiva, dei figli scalmanati e il padre chiuso in un ospizio; Fabrizio, un prepotente avvocato senza scrupoli, dipendente dagli ansiolitici. Quattro vecchi amici che approfittano del tradizionale Quadrangolare Calcistico pre-natalizio, trasmesso come di consueto in diretta televisiva, per riunirsi in un casolare sperduto nella campagna pugliese a tifare per le rispettive squadre davanti allo schermo. Un’occasione per staccare la spina e per passare un weekend all’insegna del pallone, lasciando fuori famiglia, mogli e tutti i problemi della vita quotidiana. Eppure, nonostante le buone intenzioni, le cose non saranno così semplici: lo stress, le insoddisfazioni generali di ognuno, così come i vecchi dissapori apparentemente messi da parte, torneranno ancora una volta a galla mascherati da rivalità calcistiche, e metteranno i protagonisti l’uno contro l’altro, fino allo spiazzante finale a sorpresa.
  

Con Weekend tra amici Stefano Simone torna alla regia, realizzando la sua ennesima fatica, dopo il grande successo riscosso con Una vita nelmistero (2010) e il controverso Unfacebook (2011). Con questo mediometraggio, Simone affronta il suo primo dramma da camera, sulla falsa riga del recente Carnage (id., 2011) di Roman Polanski. Un dramma psicologico che si consuma lentamente nel claustrofobico e opprimente scenario di un’anonima villetta di campagna, le cui quattro scarne mura costringono i protagonisti a stare a stretto contatto tra loro, alimentando inevitabilmente rancori e vecchie acredini. Simone si cimenta quindi in una tipologia di film alquanto complessa e non priva di rischi, primo fra tutti la delicata e problematica gestione dei tempi narrativi. Tuttavia il regista di Manfredonia supera brillantemente la sfida, mettendo in mostra la sua particolare abilità nel dare alle sue pellicole un ritmo gradevole e incalzante, soprattutto attraverso il sapiente e complesso lavoro di montaggio che rende la visione piacevole e leggera. Il buon Simone aveva già dato sfoggio di abilità di questo tipo (basti pensare alla rischiosa sequenza del dialogo tra il commissario e la psicologa in Unfacebook), ma con Weekend tra amici raggiunge in qualche modo il punto finora più alto nella gestione del decoupage filmico, riuscendo persino a far dimenticare allo spettatore che il novanta per cento della vicenda si svolge in uno spazio di pochi metri quadrati. I punti deboli del film si nascondono semmai tra le pieghe della scrittura: a differenza dei lavori precedenti, Week end tra amici pone un accento particolare sullo sviluppo dei dialoghi e sulla caratterizzazione psicologica dei personaggi e dei loro rapporti. Tuttavia, se il montaggio accurato riesce a sostenere magistralmente l’assenza di azione (escludendo il finale) la sceneggiatura non riesce a tenere lo stesso passo sicuro e disinvolto: i testi dei dialoghi risultano artificiosi, abbottonati e di conseguenza molto poco credibili; le battute di spirito sfociano in risatine corali per nulla plausibili; si intuisce quali siano le squadre coinvolte nel torneo, ma durante i litigi calcistici dei protagonisti ogni squadra viene descritta attraverso la sommatoria delle caratteristiche di tutte le altre, un artificio apprezzabile per rendere più tangibile la solita dicitura “Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale”, ma che provoca involontariamente una sequela di luoghi comuni che alla lunga rendono la fruizione pesante. L’analisi psicologica dei protagonisti è l’immagine di queste limitazioni: Simone mette in scena quattro “tipi” e non “personaggi”, quattro immagini forse un po’ stereotipate del quarantenne medio che il regista può solo vivere attraverso l’immaginazione, data la sua ancora giovane età. Ci sono le acredini, i contrasti e i vecchi rancori, ma manca fortemente una vera causa scatenante, l’evento che fa saltare tutto; i rapporti tra i personaggi soffrono conseguentemente di questa superficiale gestione e risultano talvolta essere forzati e un po’ spiazzanti: l’omicidio di Fabrizio per mano di Marco risulta avere così una motivazione ben misera, a tratti grottescamente sbrigativa; e ancora più forzato è l’omicidio di Stefano per mano di Gianni. Quanto all’improvviso mutamento caratteriale dei due superstiti all’interno del casolare (preludio alla strage) si può solo descrivere con l’aggettivo “inspiegabile”, con Marco ridotto ad un agnellino impaurito e a Gianni trasformato in una sorta di serial killer navigato.
Se da un lato, quindi, Weekend tra amici rappresenta forse la vetta di Stefano Simone regista e di “direttore d’orchestra delle immagini”, altrettanto non si può affermare nel caso della sceneggiatura e della costruzione dei personaggi. Vien da dire “Peccato!”, perché il livello degli attori è piuttosto buono, un fatto tutt’altro che scontato nel panorama delle produzioni indipendenti. Una costante dei film di Simone è l’attenzione scrupolosa dedicata alla fotografia: in questa pellicola spicca la freddezza del bianco delle pareti della casa in campagna e la violenza data dal rosso della camicia di Fabrizio e dal colore del brodo di carne consumato a cena da tutti.
Le musiche di Luca Auriemma sostengono come sempre magistralmente i film del regista di Manfredonia, confermando così la profonda intesa raggiunta tra i due dopo anni di collaborazioni. Il contorno musicale risulta qui essere furbamente spiazzante, riuscendo a far credere allo spettatore che ciò che sta guardando sia solo una semplice commedia. E invece...
  
Voto: Discreto.


SCHEDA FILM
Titolo: Weekend tra amici

Regia: Stefano Simone
Sceneggiatura: Francesco Massaccesi
Musiche: Luca Auriemma
Produzione: Italia, 2013
Cast: Matteo Perillo, Michele Bottalico, Filippo Totaro, Peppe Sfera, Tonino Potito, Nicla Loconsole, Michela Mastroluca, Raffaella Piemontese, Adolfo Renato.
  

a cura di Giorgio Mazzola