Remy è un topolino con il senso del gusto e dell’olfatto sviluppatissimi
e con dei gusti culinari molto sofisticati, caratteristiche che lo
rendono diverso da tutti i suoi amici della colonia (che si ingozzano di
qualunque cosa trovata nell’immondizia), compreso suo padre,
preoccupato nel vedere il particolare e innaturale rapporto di suo
figlio con il cibo (che il vecchio considera solo come una sorta di
“carburante” per il corpo) Un giorno, a causa di un furto fallito da
Remy e suo fratello in cucina, la vecchia signora (la cui casa “ospita”
la colonia sotto il tetto) scopre la presenza dei ratti i quali, per non
rischiare di morire sotto i colpi delle fucilate, sono costretti a
fuggire via.
Durante la fuga, però, Remy rimane indietro e perde
tutti parenti e amici, finendo nelle fogne di Parigi. Fattosi coraggio
riemerge e si trova di fronte ad un luogo per lui mitico: il ristorante
Gusteau’s, fondato dal suo eroe, lo chef Auguste Gusteau. Osservando i
cuochi dalla finestra si accorge che il giovane sguattero Linguini ha
per caso danneggiato una zuppa che da lì a poco dovrà essere servita:
decide così di intervenire ricorrendo alle sue abilità culinarie,
aggiungendo qua e là degli ingredienti che possano salvarla. La zuppa
sarà un successo, ma il povero Remy viene catturato dallo stesso
Linguini al quale viene dato l’ordine di gettare il ratto nel fiume. Il
povero ragazzo è disperato, sia perché non se la sente di gettare Remy
nella Senna, sia perché tutti credono che l’autore della zuppa sia lui.
Così si sfoga parlando ad alta voce e improvvisamente capisce che il
topo non solo comprende ogni sua parola, ma anche che è un abile cuoco,
responsabile della buona riuscita della zuppa. Nasce così il sodalizio
tra i due, con Remy che riuscirà a far sembrare Linguini un abile cuoco
muovendo gli arti del ragazzo come fosse un burattino, tirandogli i
capelli nascosto dentro il cappello bianco. La zuppa di Linguini,
intanto, inizia ad essere popolare in tutta Parigi, e la sua fama arriva
fino alle orecchie dello spietato critico culinario Anton Ego che era
riuscito a declassare anni prima il ristorante Gusteau’s, provocando
così la morte per disperazione del grande chef…
Un successo internazionale, con incassi che hanno superato The Simpsons e 300
e piazzandosi al sesto posto tra i film più premiati al botteghino nel
2007, senza contare che, mentre sto scrivendo, il film è ancora in
proiezione. Regia di Brad Bird, già autore e regista di grandi successi
come Il gigante di ferro e Gli incredibili, assieme a cortometraggi e alcune puntate della serie The Simpsons. Un regista solido con alle spalle una casa di produzione come la Pixar che sforna prodotti sempre più convincenti e validi.
Ratatouille è ovviamente un film per i
bambini, ma non posso non evidenziare il fatto che siamo di fronte ad un
prodotto di grande qualità sia per quanto riguarda la produzione, con
una computer-grafica che ha raggiunto ormai livelli elevatissimi, sia
per quanto riguarda i ritmi narrativi, che lasciano intuire la presenza
di una solida e funzionante sceneggiatura alle spalle di tutto. Una
pellicola divertente, garbata, che non cade mai nella trappola
dell’eccesso e dell’iperbole e che si mostra in tutta la sua
scorrevolezza, dividendosi tra scene esilaranti e momenti di rara
sensibilità, sempre però in punta di piedi, in maniera raffinata,
proprio come la cucina francese della quale parla. E’ difficile, in
certi momenti, trattenere le lacrime, anche se non per situazioni
commoventi o particolarmente tristi, ma per il senso di gioia e
spensieratezza che si respira costantemente e che forse scopriamo di
desiderare guardando questo film. Do il massimo dei voti a Bird, per
aver saputo “dosare gli ingredienti” in maniera geniale e delicata e lo
ringrazio davvero sentitamente per non aver inserito scene di canto che,
a mio parere, rendono insopportabile anche il migliore dei prodotti.
E un grande elogio và alle musiche di Michael Giacchino (Mission Impossibile 3, Gli incrediblli)
“francesizzanti” quanto basta, che hanno saputo accompagnare tutta la
vicenda sostenendola con estremo tatto, ma con un ritmo vivace e
coinvolgente.
Giudizio: ottimo.
a cura di Giorgio Mazzola