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La ragazza che sapeva troppo di Mario Bava

Il primo vero film italiano incentrato sulla figura di un assassino, e anche il primo giallo nostrano, è La ragazza che sapeva troppo, pellicola in bianco e nero girata nel 1962 da Mario Bava. Il film avrebbe dovuto essere in origine un giallo-rosa. A Bava però l’idea del giallo-rosa non piaceva granché, così cominciò a girarlo come un vero film di suspense. Le due anime di La ragazza che sapeva troppo si evincono già dalle prime sequenze. L’inizio è da commedia. Una ragazza, Nora Davis, accanita lettrice di gialli, giunge a Roma in vacanza. Sull’aereo il vicino le offre un pacchetto di sigarette, che si riveleranno poi sigarette alla marjiuana. L’uomo infatti viene arrestato appena mette piede a terra. Nel doppiofondo della valigia gli agenti trovano numerosi pacchetti. Questa sequenza non ha poi nulla a che vedere con il resto della vicenda (tornerà solo nel finale), anche se introduce la protagonista in uno strano clima paranoico da giallo. Nora si reca quindi a casa della signora Ethel, che la ospiterà durante il soggiorno romano. Qui trova un giovane medico, Marcello Bassi, e viene a sapere che la signora è malata di cuore ed è costretta a letto. Il medico le raccomanda di chiamarlo se la signora dovesse sentirsi male. Nel cuore della notte, infatti, Nora ode un grido: è Ethel che sta male. Non fa in tempo a darle le gocce: la donna muore. Sconvolta, Nora corre fuori. Qui viene aggredita da un ladro, che la getta a terra. Nora batte la testa e, nel delirio, assiste all’omicidio di una ragazza. Vede anche l’assassino, un uomo alto, estrarre il coltello e portare via il corpo. Tutta questa parte va oltre il giallo, è terrore puro. La storia è incentrata sulle gesta di un assassino che uccide delle ragazze seguendo l’ordine alfabetico (prima una con il cognome che inizia con la lettera A, poi con la B e così via) e sulle indagini di Nora e Marcello. Alla fine si scopre che il responsabile è una donna, Laura Torrani (ben interpretata da Valentina Cortese) e che l’uomo che Nora ha visto era il marito, che cercava di proteggere la pazza.
La ragazza che sapeva troppo è il primo film italiano incentrato sulla figura di un assassino seriale. È evidente l’influenza sui capolavori di Dario Argento (nell’alternare momenti da incubo a situazioni leggere, come accade ad esempio in Profondo rosso) e su dei gialli di Sergio Martino e Umberto Lenzi. Certe situazioni inoltre verranno riprese in maniera piuttosto evidente in alcuni titoli importanti degli anni settanta e ottanta: Nora che tira un filo attraverso il corridoio (in Nightmare - Dal profondo della notte, diretto nel 1985 da Wes Craven), Laura che offre il suo appartamento a Nora (in Omicidio a luci rosse di Brian De Palma) e, soprattutto, la scena in cui Nora e Marcello trovano la stanza vuota con il registratore, ripresa da Pupi Avati nel suo La casa dalle finestre che ridono.
   
a cura di Roberto Frini