Grosso guaio a Chinatown di John Carpenter

Jack Burton (Kurt Russel) è un camionista alquanto bizzarro, con un aspetto piuttosto trasandato e un’aria da gran duro. Una notte si trova nella Chinatown di San Francisco e passa il tempo a giocare d’azzardo in una bisca con l’amico Wang Chi (Dennis Dun). Questi deve recarsi il mattino seguente all'aeroporto, per andare a prendere la sua fidanzata Miao Yin, arrivata dalla Cina e, siccome deve dei soldi a Jack (persi al gioco) quest’ultimo decide di accompagnarlo col suo camion. Giunti all'aeroporto si accorgono sia della bella avvocatessa Gracie Law (Kim Cattral) (che Jack inizia a tampinare) sia di tre brutti ceffi appartenenti alla banda dei “Signori della morte”. Al momento dell’arrivo, Miao Yin non riesce neppure ad abbracciare Wang Chi che subito viene rapita dai tre criminali vestiti di nero e portata via a gran velocità in un luogo ignoto. Jack e Wang allora partono all'inseguimento, ma si ritrovano nuovamente nei vicoli umidi di China Town senza che dei rapitori vi sia traccia. In compenso si ritrovano al centro di una furibonda “battaglia cinese” che vede opposte le fazioni dei Chen Sing e dei malvagi Wing Kong (associati ai Signori della morte). I due, impietriti all'interno del camion, assistono ad un massacro a colpi di armi e arti marziali, interrotto dalla comparsa di tre misteriosi guerrieri scesi direttamente dal cielo e vestiti come tre spadaccini dell’antica Cina, con mantelli e grandissimi cappelli di giunco. I tre dimostrano di avere poteri soprannaturali e iniziano a fare piazza pulita di tutti i combattenti presenti nella battaglia, indistintamente. Jack e Wang capiscono che è giunto il momento di tagliare la corda e il camion inizia correre a tutta velocità fino a quando, dal nulla, compare di fronte a loro la figura di uno strano personaggio che sembra arrivare direttamente dalla Cina del Medioevo. Jack non riesce a fermarsi in tempo e lo investe, ma, quando scende per vedere se l’ha ucciso, quello strano uomo è lì in piedi, come se nulla fosse successo. Wang capisce che quello non è un uomo qualunque, ma David Lo Pan, un personaggio mitico che popolava le antiche leggende cinesi. Lo Pan emette improvvisamente un fascio di luce accecante dalla bocca e dagli occhi e Jack viene colpito, perdendo così temporaneamente la vista: i due però sono già lontani e, grazie all'aiuto di alcuni componenti del Chen Sing, riescono a trarsi in salvo. Tornati al ristorante di proprietà di Wang, questi comunica allo zio Chu e all'amico stregone Egg Shen (Victor Wong) quello che è successo e i due capiscono che  la situazione è molto grave. Lo Pen era un antico guerriero vissuto in Cina molti secoli avanti Cristo e punito dal dio Chin Dai per mezzo di un incantesimo che lo avrebbe rinchiuso nel suo palazzo per l’eternità. Solo una “vergine dagli occhi verdi” sacrificata allo stesso dio gli avrebbe consentito finalmente di rinascere e di tornare giovane. Il rapimento Miao Yin ha dunque una spiegazione: la ragazza, infatti, è un caso più unico che raro, dal momento che è una cinese dagli occhi verdi, l’ideale vittima sacrificale per Lo Pan. Sarà compito di Jack e Wang infiltrarsi nel covo del Wing Kong (che ha alle sue spalle la supervisione di Lo Pan) e, con l’aiuto di Egg Shen, di Gracie Law e alcuni guerrieri del Chen Sing dovranno destreggiarsi tra magia nera cinese, sicari feroci, mostri deformi e uomini con poteri ultraterreni, per poter liberare Miao Yin da una tragica fine.
     
Costato 25 milioni di dollari, questo film doveva essere uno dei più grandi successi del 1986, ma si rivelò invece un clamoroso flop (il quarto di fila per Carpenter, che si giocò quasi la carriera), con un incasso di soli 11 milioni di dollari. Big Trouble In Little China, questo il titolo originale, doveva inizialmente essere ambientato nel vecchio West, ma all’ultimo Carpenter optò per un’ambientazione contemporanea, con l’umida e decadente Chinatown di San Francisco (la più grande degli Stati Uniti) al centro dell’intera vicenda: il quartiere cinese, infatti, assume un’importanza fondamentale e, nel corso degli eventi, sembra perdere lentamente consistenza, senza più punti di riferimento saldi a cui aggrapparsi e una notte perenne che elimina qualsiasi differenza tra mondo in superficie e mondo sotterraneo. Proprio i continui passaggi dei personaggi tra il sopra e il sotto, tra la luce e il buio, tra il reale e il non reale (divenuti indistinguibili) conducono lo spettatore ad una perdita quasi totale dell’orientamento, in un viaggio onirico che però, grazie alle numerose scene di combattimento e al ritmo  serrato, diventa terribilmente reale. Combattimenti spettacolari, acrobatici e veloci con la costante del Kung Fu assolutamente d’obbligo. Effetti speciali costosissimi anche per l’uso delle magie: raggi multicolori e fulmini devastanti escono dalle mani dei guerrieri con una verosimiglianza impressionante, considerando il fatto che quello di cui si parla è una produzione degli anni '80.
Da sottolineare un Kurt Russel in gran forma e perfettamente nella parte: Jack Burton può essere visto come una parodia del più famoso Snake/Iena Plissken: il camionista colpisce essenzialmente per la sua caricaturale aria da duro e per la sua sbruffonaggine, puntualmente smascherata dalla sua goffaggine nelle situazioni di combattimento, un elemento che aggiungerà una pungente vena comica, indispensabile per interpretare con la giusta ironia una vicenda altrimenti complessa e artificiosa.
Le musiche, come sovente accade nelle sue produzioni, sono opera dello stesso Carpenter che dimostra anche in questo caso di saper interpretare alla perfezione le varie situazioni in chiave sonora, donando al tutto un’atmosfera cupa, ma nel contempo scherzosa e coinvolgente.
Una curiosità: durante la scena dell’iniziale “combattimento cinese”, tra i componenti della setta guerriera del Chen Sing si riconosce un giovanissimo Jackie Chan impegnato nelle sue famose mosse acrobatiche.
     
Giudizio: ottimo.
   
a cura di Giorgio Mazzola