Camping del terrore di Ruggero Deodato

Il titolo con cui il film viene presentato sul mercato estero è Bodycount e in effetti Deodato si rifà a un sottogenere definito dagli americani come del “conteggio cadaveri” e, in particolare, a Venerdì 13. Prodotto da Alessandro Fracassi per la Racing Pictures, nasce da un soggetto di Alessandro Capone (che avrebbe dovuto in un primo momento dirigerlo) ed è sceneggiato anche da Dardano Sacchetti. In un camping del Nevada giunge un gruppo di ragazzi per trascorrervi le vacanze. Non sanno che undici anni prima vi è stato commesso un orribile delitto. Un ragazzo e una ragazza sono stati massacrati da quello che tutti ritengono il fantasma di uno sciamano indiano. Il figlioletto dei proprietari del camping ha assistito al delitto, e sarà proprio lui, traumatizzato da quel fatto, il responsabile di una nuova catena di omicidi. O almeno così sembra, poiché il finale riserva una sorpresa. Camping del terrore è il classico film del crepuscolo di un genere. Risulta abbastanza evidente che ci credono in pochi: né gli sceneggiatori né il regista. La vicenda non brilla per originalità, i dialoghi lasciano a desiderare e, nonostante la bravura tecnica di Deodato, la suspense latita. Alcuni omicidi sono ben girati ma le inquadrature degne di nota riguardano soltanto lo splendido topless di Nancy Brilli, qui al suo secondo horror dopo Demoni 2 …l’incubo ritorna. Tra gli altri interpreti, alcuni volti caratteristici del nostro cinema di genere: la bionda Mimsy Farmer, Ivan Rassimov e John Steiner. Gli effetti sono di Rosario Prestopino e dei fratelli Paolocci, le musiche del solito Claudio Simonetti.
  
a cura di Roberto Frini