Un matrimonio mostruoso di Volfango De Biasi

Un matrimonio mostruoso (Italia, 2023)

Regia: Volfango De Biasi. Sceneggiatura: Michela Andreozzi, Alessandro Bencivenni, Filippo Bologna, Volfango De Biasi. Fotografia: Roberto Forza. Montaggio: Stefano Chierchiè. Musiche: Michele Braga. Produttore: Federica Lucisano, Fulvio Lucisano. Casa di produzione: Italian International Film, Rai Cinema. Genere: commedia, fantastico, orrore. Durata: 101′. Interpreti: Massimo Ghini (Vladimiro), Paola Minaccioni (Brunilde), Ilaria Spada (Stella/Sole), Ricky Memphis (Remo), Cristiano Caccamo (Adalberto), Paolo Calabresi (Zio Nanni/Isadora), Emanuela Rei (Luna/Luana), Maurizio Mattioli (Glauco), Elisa Di Eusanio (Monia), Greg (Dr. Frankenstein), Sara Ciocca (Salmetta), Vincenzo Sebastiani (Ivano), Mattia Lucentini (Hugo), Irene Girotti (Elfo).

Perfetto sequel de Una famiglia mostruosa (2021), in totale sintonia con la spudoratezza fatta cinema che caratterizza la produzione comica italiana, un lavoro inutile che spreca il talento di un buon regista come Volfango De Biasi. Soggetto ai minimi termini, sceneggiatura che non strappa mai il sorriso, scritta da ben quattro autori (AndreozziBencivenniBologna e De Biasi), montaggio compassato (101 minuti di assoluta noia) di Stefano Chierchiè, fotografia anonima di Roberto Forza. Attori che non sarebbero male, se avessero dei dialoghi decenti da recitare, anche se Lucia Ocone viene sostituita nel ruolo della strega da Paola Minaccioni, ma non la fa rimpiangere. Massimo Ghini è ancora il vecchio vampiro nobile, mentre abbiamo tra i nuovi Ricky MemphisMaurizio Mattioli e Greg. Mancano dal primo film i grandi vecchi (Pippo Franco e Barbara Bouchet), mentre Lillo (finto morto) si vede solo in una breve sequenza, in fuga con la sorella della moglie in un paradiso fiscale. Tutta la storia ruota attorno a un possibile matrimonio tra l’umana Stella (Spada) – che vuol mettere le mani sul patrimonio di famiglia – e il mostro Vladimiro (Ghini), in crisi con la moglie Brunilde (Minaccioni), che pare aver perso i poteri. Non molto da dire su una storia che spreca quel poco di buono che avevamo visto nel primo lavoro – almeno originale -, qui si raschia il barile e le battute sono davvero ai minimi storici. Tra le cose più divertenti lo zio Nanni (Calabrese) che ruba il cervello di Isadora e si trasforma in una femmina vogliosa e innamorata del rozzo Glauco (Mattioli). Per il resto tutto sa di già visto e di già detto (meglio) in numerose precedenti commedie, anche se qui siamo più nel campo della farsa del peggior tipo che della black-comedy. Parodia horror sfilacciata e poco suggestiva, corredata dalle musiche ordinarie di Michele Braga. Tra gli interpreti ricordiamo con piacere Greg come dottor Frankenstein, forse uno dei momenti migliori della pellicola. Un matrimonio mostruoso è uscito al cinema nel 2023, prima TV durante le feste natalizie 2024, adesso su Rai Play. Se non avete di meglio da fare scaricatela. Io vi ho avvisati…

A cura di Gordiano Lupi



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Armi, chitarre e zaini (una storia del Sud) di Marco Greco

Armi, chitarre e zaini (una storia del Sud) di Marco Greco è uscito in una nuova edizione a distanza di quattro anni dalla prima (2020), sempre per i tipi di Brundisium.net.
Marco Greco, conduttore radiofonico e giornalista, ci racconta come un antico cantastorie o un bluesman degli anni trenta del 900 munito di chitarra costruita da sé, o folk singer anni sessanta (scegliete voi) la storia di Dario, un ragazzo salentino di diciotto anni.
Il ragazzo vive ad Acquaviva Marittima e si appassiona alla musica.
Fonda una band, Les Guitars & le Guns, ed emigra a Bologna con i suoi compagni di avventure musicali, per realizzare i loro sogni.
Perché a Bologna nei primi anni ottanta si pubblicano riviste, si producono cassette musicali, nascono le piccole etichette discografiche del nuovo rock italiano, la new wave, il dark e altri generi.
Insomma qui vive e fermenta la scena musicale.
Dario e sodali “spaccano”. Concerti e incisione di demo.
Arriva il successo e arriva anche l’amore tra Dario e Anna Rita, corista della band, amore che si consolida finché lei non muore e Dario torna al paesino del Salento che lo ha visto crescere.
Basta con lo spoiler.

Armi, chitarre e zaini (una storia del Sud) è un romanzo sintetico ma intenso.
Dalla forte densità narratologica. Greco applica alla propria opera la lezione della sintesi del giornalismo (ha collaborato con Senzacolonne e Brundisium.net tra gli altri) la passione per la musica (in particolare rock e blues) – è stato speaker radiofonico e lo è tutt’ora (da Radio Giovane a Ciccio Riccio, dove conduce il programma Radiazioni).
Da leggere, come dice Marco Greco nell’introduzione, seguendo le sue indicazioni (citazioni di testi di canzoni o scrittori e poeti presenti nel libro) o ascoltando una personale compilation.
Oppure, aggiungo io, sentendo la musica interiore che nasce spontanea leggendo il romanzo.
(Chi scrive questa recensione, ha usato un netbook mezzo rotto del 2006 ascoltando l’album “The River” di Bruce Springsteen. In condizione Low Fi, insomma. Rock and Roll forever.)
In conclusione Armi, chitarre e zaini (una storia del Sud) è una storia di amore e rigenerazione, in cui il blues si unisce alla musica tradizionale salentina, inneggiante alla vita, alla sua bellezza e ai suoi colori fino al bellissimo e inaspettato finale.
La malinconia e la cupezza di certo blues si fondono miracolosamente con la vitalità della pizzica salentina.
La grinta del rock e le sfumature vocali del jazz. Un romanzo-canzone insomma.
Vengono citati – e si sente che sono stati da ispirazione a Marco Greco nello scrivere – Mahalia JacksonSud Sound SystemVinicio CapossellaTom Waits e tanti altri.
Ringrazio personalmente Marco Greco per avere scritto questo libro e Brundisium.net per aver deciso di pubblicarlo.
Il volume è impreziosito dalle foto, ritraenti luoghi tipici del Salento, di Mattia De Angelis e Camilla D’Orso.
Consigliato a tutti.

L’AUTORE
Marco Greco, nato nel 1958 a San Pietro Vernotico (Brindisi), è uno degli speaker radiofonici storici delle radio locali eregionali. Appassionato di rock, blues e jazz ha trasmesso a Radio Giovane, Tele Radio Brindisi Centrale, Radio Canale 94 e Ciccio Riccio. Ha collaborato con le testate giornalistiche Meridiana, Tutto Brindisi, Senzacolonne e Brundisium.net. Ha presentato inoltre, il concerto jazz “Attenti a quei due”, tre edizioni del Festival del Blues Città di Brindisi, il concerto-evento dell’inaugurazione di Largo Gianni D‘Errico a Brindisi e il “50th Anniversary Concert”della Via del Blues al teatro Abeliano di Bari. È stato consìgliere del C.d.A. della Fondazione Nuovo Teatro Verdi di Brindisi dal 2022 al 2023. Nel 2015 ha pubblicato il libro La Città Emergente (non solo rock) a Brindisi 1980-2015. Dalle radio libere alle nuove leve (Edizioni Brundìsium.- net), nel 2017 Ho Sognato Robert Johnson (Edizioni Brundisium.- net), nel 2020 Armi, Chitarre & Zaini. Una storia del Sud (Edizioni Brundisium.net) e nel 2023 Radio Brindisi on Air. Da Mamma Rai alle Radio Libere con Domenico Saponaro (EdizioniBrundisium.net).

Armi, chitarre e zaini (una storia del Sud)
Autore: Marco Greco
Editore: Brundisium.net
Codice ISBN: 978-88-941438-3-6
Prezzo: 12 €

A cura di Luca Bonatesta



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Richard Matheson – Leggende dello schermo di Cesare Cioni

Se leggere saggi è sempre una esperienza, leggerli su Richard Matheson risulta anche una imprevedibile avventura, comunque vengano affrontati i tanti argomenti che riguardano questo autore a dir poco unico.

Cesare Cioni in Richard Matheson – Leggende per lo schermo propone un saggio espositivo in cui analizza le opere e psicanalizza il pensiero e gli atteggiamenti dai quali queste hanno preso vita.
I primi capitoli si concentrano su un ritratto soprattutto interiore, scavano nelle visioni e nei traumi di Matheson così in profondità da farmelo immaginare sdraiato sul lettino dello psicologo, a farsi lacerare l’animo in un furibondo girotondo di accuse di misoginia e inadeguatezza.
Il lettore si trova quindi di fronte a un Matheson che nasconde, nelle sue creazioni, un mal di vivere legato all’incapacità di accettare i cambiamenti sociali dell’epoca, un uomo traumatizzato, paranoico che sembra che non sappia come gestire il fatto di far parte del genere maschile e che riversi questa incapacità in un profondo odio per le donne. Forse un eccesso di zelo introspettivo da parte di Cioni, anche se non privo di logica analitica ma pur sempre e solo deduttiva. Non posso esimermi dal sottolineare questo, perché la prima parte del saggio è permeata da una tale insistenza su queste devianze psicologiche da far pensare che si stia parlando di Norman Bates di Psycho e non di Richard Matheson l’autore.
Superata questa défaillance iniziale, arriva la parte interessante, nonché divertente: il saggio comincia ad analizzare lo stile delle opere e tocca l’apice quando affronta “l’oscuro baratro dell’ignoto” (cit. da pag 131) ovvero: Ai Confini della Realtà e tutto ciò che segue negli anni, anzi, nei decenni successivi.
Tra romanzi, racconti, sceneggiature, film e telefilm, collaborazioni e citazioni, ci addentriamo in un percorso horror, weird e fantascientifico piacevole e carico di spunti.
Durante la lettura, pagina dopo pagina, si percepisce l’enorme lavoro di ricerca fatto da Cesare Cioni, l’ottima capacità organizzativa della quantità di materiale che deve essersi trovato tra le mani e una profonda conoscenza non solo delle opere scritte, ma anche delle loro trasposizioni su grande e piccolo schermo e dei lavori che da esse hanno preso spunto.
Richard Matheson – Leggende per lo schermo è un saggio che consiglio soprattutto a chi già un po’ conosce le opere di Matheson e a chi è alla ricerca di un lavoro di riferimento per studi, anche di un certo livello, su di lui e su tutto ciò che ha creato e ispirato.

Richard Matheson
Leggende per lo schermo
Autore: Cesare Cioni
Editore: Weird Book
Anno: 31 ottobre 2022
Pagine: 264
Prezzo: 26,50 €
ISBN: ‎978-8831373838

A cura di Debora Montanari


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I racconti di Dagon 2: Attraverso angoli alieni di Autori Vari

Ci sono libri che spalancano porte su universi dimenticati, che tracciano mappe di orrori celati oltre i confini della comprensione umana. I racconti di Dagon 2: Attraverso angoli alieni, antologia pubblicata dalla Dagon Press con l’introduzione di Gianfranco de Turris, è uno di questi libri. Un viaggio multiforme e inquietante, che non si limita a rievocare l’ombra di H.P. Lovecraft, ma che intreccia un dialogo corale tra scrittori americani e italiani, accomunati da una visione condivisa dell’orrore cosmico.

De Turris, con il suo consueto acume, sottolinea come questa antologia non sia un semplice tributo, ma una prova concreta dell’universalità della poetica lovecraftiana. Lungi dall’essere una “bizzarria” personale, il nuovo orrore cosmico di Lovecraft si è dimostrato una struttura narrativa robusta, capace di attraversare decenni e confini, e di alimentare nuove forme di inquietudine.

Elwin G. Powers apre la raccolta con Attraverso angoli alieni, un racconto che spinge oltre i limiti l’eredità del creatore dei Miti di Cthulhu. Gli Shoggoth tornano in scena con una potenza primordiale, protagonisti di un crescendo narrativo che culmina in un finale evocativo del “Dagon” lovecraftiano. Powers, alter ego letterario di Robert A.W. Lowndes, non si limita a ripetere i temi lovecraftiani, ma li innova, dimostrando che il canone è uno spazio vivo, aperto alla reinterpretazione. A seguire, il racconto inedito in Italia di Abraham MerrittLo stagno del dio di pietra, colpisce per il suo potere visionario. La misteriosa isola su cui il professor Marston e i suoi compagni fanno naufragio si anima di un’atmosfera tangibile di minaccia e fascinazione. L’idolo dalle ali di pipistrello, al centro della vicenda, anticipa in modo quasi profetico Il richiamo di Cthulhu e non bisogna dimenticare come Lovecraft apprezzasse MerrittMerritt non è un epigono di Lovecraft, ma piuttosto un precursore, capace di evocare suggestioni che sarebbero poi diventate colonne portanti del mito. Con Il vello di Graag di Paul Dennis Lavond – pseudonimo che cela le menti di Frederick PohlHarry Dockweiller e lo stesso Lowndes – ci immergiamo in un racconto classico ispirato ai Miti di Cthulhu. Il racconto cattura con la sua tessitura oscura e simbolica, dimostrando come il mito lovecraftiano possa essere declinato in forme polifoniche senza perdere la sua essenza. Henry Kuttner, nel suo Il divoratore di anime, mostra un lato dunsaniano e lovecraftiano che seduce per la sua atmosfera decadente e onirica. Kuttner non si limita a spaventare: conduce il lettore in un labirinto di immagini simboliche, dove l’orrore si mescola con una bellezza ineffabile. L’abominio supremo di Clark Ashton Smith e Lin Carter è un perfetto esempio di alchimia letteraria. Partendo da un frammento incompiuto di SmithCarter plasma una narrazione che cattura l’essenza dei miti di Lovecraft, portandoli verso nuove vette di orrore e meraviglia. La collaborazione tra i due autori si traduce in un racconto che è tanto un tributo quanto un contributo originale al mito.

Tra i contributi italiani, spicca Nessun dolore… del compianto Elvezio Sciallis, una figura centrale nel fandom del fantastico italiano. Questo racconto si presenta come un omaggio carico di emozione e profondità, ambientato in una Sanremo gotica che unisce il fascino della Riviera a un’atmosfera densa di mistero. Fra i protagonisti troviamo lo scultore Andrea (probabilmente Andrea Bonazzi, noto scultore e artista lovecraftiano), in una narrazione che intreccia realtà e incubo. Viene citato anche un certo Guarriello come traduttore di un tomo di magia. Sciallis dimostra una maestria unica nel fondere elementi lovecraftiani con una sensibilità tutta italiana, rendendo il racconto un tributo autentico e un contributo indelebile alla letteratura weird. Ma l’apporto italiano non si ferma qui. Marco Marra, con La cosa caduta dal cielo, costruisce un incubo che richiama per atmosfere Il colore venuto dallo spazio, pur mantenendo una sua originale peculiarità. Pietro Rotelli, con Carcosa Beach Party, ci regala una storia che unisce ironia e mistero, citando apertamente Carcosa e Hastur, e intrecciando la leggenda con una vena contemporanea. In La spiaggia di Baleia di Claudio Foti, la popolazione atterrita si confronta con conchiglie titaniche, in un crescendo di tensione che fonde l’elemento naturale con una minaccia sovrannaturale. Paco Sidney Silvestri, invece, con La via del caos, riporta al centro della narrazione il culto di Dagon, intrecciando il mito con un senso di fatalismo implacabile. Un maelstrom di orrore di Andrea Beatrice si distingue per la sua atmosfera onirica e cosmica, che richiama le suggestioni di Clark Ashton Smith. Gli enigmatici Cosmici, creature di potenza insondabile, amplificano il senso di meraviglia e terrore, facendo del racconto una perla visionaria. Flavio Deri, con Ritorno a Innsmouth, ci guida in un viaggio nella mitica città ormai diroccata e fatiscente, tra decadenza e mistero. Da Y’ha-nthlei, una sorta di nuova R’lyeh che emerge dagli abissi, si dipana una narrazione carica di fascino mitologico. Cesare Buttaboni, in Il culto del verme nero, fonde il gotico padano con l’orrore cosmico, in una storia che riecheggia antiche leggende trasfigurate in chiave lovecraftiana. La struttura di Paolo Sista si distingue per la sua vena surreale e patafisica. Dopo aver scavalcato una misteriosa struttura, il protagonista cade in un delirio visionario che esplora concetti vertiginosi come la “Cuspide Apicale della Arborescenza Inversa di Yug Sutol”. Infine, Maria Tauro, con Giochi di magia, ci regala il ritratto di un personaggio femminile complesso e recluso, i cui segreti si rivelano essere di portata cosmica.

ATTRAVERSO ANGOLI ALIENI
I racconti di Dagon 2
Autore: AA.VV.
Editore: Dagon Press
Anno: 15 dicembre 2024
Pagine: 228
Prezzo: 15,60 €
ISBN: 979-8302054043

A cura di Cesare Buttaboni

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