Non si sevizia un paperino di Lucio Fulci

In un paesino della Lucania un assassino ha ucciso tre bambini. Fin dall'inizio i sospetti cadono su una ricca signora di città da poco arrivata in paese e su una donna dalla fama di fattucchiera. Un giornalista, casualmente sul posto, riuscirà a risolvere il caso e a riportare l'ordine. (Fonte: Ibs)
Dagli stilemi del genere thriller/horror anni Settanta si discosta abbastanza nettamente Non si sevizia un paperino, il film più duro e provocatorio di Fulci, e anche quello che forse più di ogni altro dimostra quanto il regista usasse il genere per raccontare vicende particolarmente forti. Fu lo stesso regista a definirlo un giallo «atipico», poiché ambientato in un paesino del Sud dove il progresso si scontra con l’ignoranza e la superstizione. Il terrore è, in questo caso, tutto nella descrizione di personaggi trasfigurati dalla vena polemica del regista. Di suspense ce n’è poca, in compenso l’efferatezza del massacro della donna considerata una strega (Florinda Bolkan) è ancora oggi insostenibile, e la figura del prete (Marc Porel) che uccide i bambini per preservarne la purezza realmente inquietante. Diversamente da Argento, Fulci pone quasi in secondo piano la figura del giornalista che indaga (Tomas Milian), per seguire le varie figure del paese, finendo per girare un film corale. Il regista è anche autore del copione insieme ai suoi sceneggiatori di fiducia Roberto Gianviti e Gianfranco Clerici, mentre tra gli altri interpreti troviamo Barbara Bouchet, che interpreta la figlia di un paesano arricchito.
   
a cura di Roberto Frini