Furiae di Marco Chiaravalle

Il problema di avere una passione è che, nella tua compulsiva quantità di divorare ogni cosa del tuo medium preferito, ti ritrovi a consumare prodotti sempre più di nicchia. Mi capita coi film, coi videogiochi, coi libri. Ho conosciuto Furiae praticamente per passaparola e non ci avevo capito niente, sono stato superficiale. Pensavo fosse un libro sui berserker vichinghi, non so come diamine mi sia venuto in mente. Il libro è uno young adult in un setting di fantasy moderno.

Il libro narra la storia di Rot Jagerin, una ragazza contemporanea che vive nel paesino montano di Starkestal. Il paese, come la ragazza, sta marcendo. Inquinato da una grossa fabbrica, il posto si sta spopolando. Rot vive il lutto del suo padre adottivo, l’anonimato di essere orfana, i difficili rapporti con tutti in paese e il travaglio dell’adolescenza con difficoltà e reagisce perlopiù con rabbia. Se questa non fosse una situazione già abbastanza scomoda, misteri si affastellano nella vita della ragazza e della sua amata, una muta di nome Iris. Il mondo degli adulti sarà loro ostile mentre misteri arcani cominciano a influenzare i sogni di Rot e poi a manifestarsi sempre più nella sua vita reale. Quali sono i segreti del villaggio e delle origini di Rot?

Per prima cosa voglio parlare del libro come oggetto fisico. Più di quattrocento pagine ben stampante e leggibili. La carta è spessa e leggermente ruvida, robusta al tatto come l’intero tomo. Questo è un libro come dovrebbero essere fatti tutti quanti, solido e resistente. L’ho apprezzato tantissimo. Il testo stampato, come dicevo, si legge bene e riempie le pagine, contiene alcuni piccoli inserti simili a screenshot di Whatsapp o stralci di scrittura a mano, tutti generati con un font diverso (visto che nella storia sono scritti da persone diverse), cosa che denota attenzione al dettaglio. La copertina, illustrata da Suwan Cancedda, è molto accattivante. Il libro è diviso in settantacinque capitoli più un epilogo. Sono brevi e invogliano alla lettura anche il lettore più pigro. L’unica pecca è che sono numerati in numeri romani e poi hanno un sottotitolo. Il problema è che nell’indice sono segnati solo i numeri romani, sarebbe stato molto più valido con l’elenco dei titoletti.
Passiamo ora al dettaglio importante del libro. Com’è? Sono contento, perché è la prima volta che posso parlare bene di un libro che a me non è piaciuto per niente. Sembra un paradosso, ma significa che sono riuscito, spero, a essere abbastanza oggettivo. Il testo non è complesso e anche se ha qualche piccolo errore e una decina di volte una parola inutilmente complicata, si legge proprio bene. É un prodotto pensato su un target preciso (secondo me): gli adolescenti. Come tale fa di tutto per essere semplice, poco impegnativo a toccare i temi classici di questo tipo di utenti. La storia è una “young adult” abbastanza classica che pare essere pronta per diventare una serie Netflix. C’è tutto: ragazzini trattati come adulti, antagonismo giovani-vecchi, ragazzi che sono l’unica speranza del mondo, la fase dell’adolescenza coi suoi cambiamenti vista metaforicamente attraverso i poteri sovrannaturali, la protagonista che tutti ritengono importantissima a prescindere (anche quando fa la stronza) e tutti gli altri vari cliché narrativi del genere. Un genere che detesto e trovo stupido, ma che è usato proprio bene. Se dovessi definire uno young adult a qualcuno gli direi di Furiae perché ha proprio tutto.

Il finale, leggermente spoilerato dall’autore stesso, è forse l’unica cosa diversa e che può far storcere la bocca. Risulta leggermente precipitoso e diverso. Oltretutto, proprio come dicevo, finisce, ma anche no, e sembra solo essere il capitolo iniziale di una saga con un cliffhanger che rimanda a “stagioni” successive. Credo che se il libro vende bene (o forse anche se no, se Chiaravalle si appassiona alle sue opere come capita anche a me) avrà uno o due seguiti ancora più fantasy di questo.
L’unica nota che io ho trovato dolente e che, ancora, mi ha fatto pensare agli attuali prodotti per streaming è la predominanza di personaggi femminili forti. Non che sia un male, ma è il trattamento che io trovo un po’ “leggero” di questi personaggi. In Furiae la protagonista è una femmina, una forte di fisico e carattere, una tipa tosta, quindi lesbica. Non si scappa. Una femmina non può essere forte senza comportarsi, in fin dei conti, come un uomo. Il suo interesse amoroso è una femmina, una bambina “speciale” che suscita sentimenti contrastanti in praticamente tutti. La migliore amica di Rot è una femmina dalla personalità molto forte che sovrasta il loro unico amico maschio, che è sottomesso e piagnone. L’unico genitore vivo di Rot è una femmina, una persona con cui avere scontri e piena di misteri. L’antagonista principale, di nuovo, è una femmina.
Insomma tutti i ruoli di rilievo sono tutti occupati da femmine. I maschi sono nemici e amici minori, magari personaggi mistici, ma poco attivi nella storia o una sorta di mostro misterioso del quale si sa poco. É esattamente quello che era sbagliato nella narrativa fino a pochi anni fa, solo a ruoli inversi.
Arrivati a stringere, secondo me Furiae è un libro che, per gli (e le) amanti del genere potrebbe essere un acquisto più che felice.

L’AUTORE
Marco Chiaravalle, classe 1978, autore romano di narrativa a cui piace spaziare tra i generi.
Esordisce con “Dietro anime d’inchiostro” nel 2017. Nel 2019 pubblica in self-publishing “Project Digito Anima”, uscito poi in seconda edizione con I.D.E.A., nel 2021. “Furiae” è la sua terza pubblicazione stand alone, ma insieme a Project Digito Anima è parte di un progetto più grande.

Furiae
Autore: Marco Chiaravalle
Editore: IDEA
Anno: 2023
Pagine: 438
ISBN: ‎979-1280266248
Prezzo: 14,90

A cura di Marco Molendi


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Identity Collapse dei Naurasty

Esce per Volcano Records & Promotion l’album di debutto dei romani Naurasty, ovvero il qui presente Identity Collpase. Le influenze dei Nostri vanno ad attingere un po’ dal death metal melodico e moderno, ma anche dal progressive metal, citando band come i Nevermore in vari passaggi, ma anche Gojira, Meshuggah, Otep e Dream Theater. La band è composta da Viviana Schirone alle lead vocals, poi dal chitarrista-cantante Gabriele Vellucci, e alla sezione ritmica troviamo Silvio Assaiante (Daemonia & Claudio Simonetti) e David Folchitto (Fleshgod Apolipse). Quindi possiamo parlare di una band nuova fino ad un certo punto…

In ogni caso la potenza sprigionata da questo album è notevole, tutto all’insegna di un metal contemporaneo che vede nella voce femminile già un elemento peculiare e interessante. I brani sono comunque non solo potenza e aggressività, ma dimostrano cambi di tempo e di atmosfera, che appunto rimandano al progressive metal o comunque al nu metal più elaborato. Produzione anche molto moderna che riesce a creare un “wall of sound” notevole, esaltando le prestazioni dei singoli musicisti, tutti davvero in gamba!

Se amate tutto ciò di cui abbiamo parlato in questa recensione approcciatevi con fiducia a questa band. Tra l’altro la stessa band descrive questo album come “un viaggio sonoro nelle più profonde conseguenze psicologiche e somatiche dei traumi sulle persone, un tema di grande attualità”. Insomma, disco da non lasciarsi sfuggire.

Tracklist:
1. Lies
2. Guilt Dejection
3. Out of these chains
4. Insanity
5. Cruel instinct
6. Social Grade
7. Burst in me
8. Haunted by Death

A cura di Knife




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A History of Violence di David Cronenberg

A History of Violence (Usa, Germania 2005)
Regia: David Cronemberg. Soggetto: dal romanzo a fumetti di John Wagner e Vince Locke. Sceneggiatura: Josh Olson. Fotografia: Peter Suschitzky. Montaggio: Ronald Sanders. Effetti Speciali: David Neil Trifunovich, Aaron Weintraub. Musiche: Howard Shore. Scenografia: Carol Spier, James McAteer, Peter P. Nicolakakos.  Costumi: Denise Cronenberg. Trucco: Stephan Dupuis. Produttore: Chris Bender, J.C. spink. Case di Produzione: New Line Cinema, Bender Spink. Distribuzione (Italia): 01 Distribution. Titolo Originale: A History of Violence. Paese di Produzione: USA, 2005. Durata: 96’. Genere: Thriller. Interpreti: Viggo Mortensen (Tom Stall / Joey Cusack – doppiato da Pino Insegno), Maria Bello (Edie Stall), Ed Harris (Carl Fogarty), William Hurt (Richie Cusack), Ashton Holmes (Jack Stall), Peter McNeill (sceriffo Sam Carney), Stephen McHattie (Leland Jones), Greg Bryk (Billy Orser), Sumela Kay (Judy Danvers), Kyle Schmid (Bobby Jordan), Deborah Drakeford (Charlotte), Gerry Quigley (Mick), Heidi Hayes (Sarah Stall), Aidan Devine (Charlie Roarke), Bill MacDonald (Frank Mulligan), Michelle McCree (Jenny Wyeth), Ian Matthews (Ruben), R.D. Reid (Pat).

Un film che nasce da un romanzo grafico scritto da John Wagner e disegnato da Vince Locke, ricco di personaggi fumettistici ben caratterizzati, intriso di sangue e violenza, con quel pizzico di sesso che non guasta. Il film inizia con il racconto delle squallide gesta di due criminali psicopatici che massacrano per gusto le persone che incontrano sulla loro strada, ma dopo alcune sequenze ci rendiamo conto che il protagonista è Tom Stall, l’eroico ristoratore che libera il paese in cui vive dalla presenza dei due energumeni. Tom viene acclamato dai concittadini, ma lui cerca di non apparire e non vuol parlare di quel che ha fatto, perché ha un terribile segreto da nascondere. La sua famiglia – una moglie che ama, un figlio adolescente che si ribella ai bulli e una bambina -, può correre un grave pericolo da una serie di conseguenze negative scatenate nel mondo della mala. Il nome fittizio di Tom Stall nasconde la vera identità criminale (Joey Cusack) abbandonata per condurre finalmente una vita tranquilla. Non vado oltre con la trama, ma invito alla riscoperta di un thriller cupo e nerissimo che riesce a far vivere un palpabile clima di tensione. Ambientazione nella cittadina immaginaria di Millbrook nell’Indiana, anche se le riprese sono avvenute in Canada, nella vera Millbrook che si trova nell’Ontario. David Cronenberg non lo scopriamo noi, autore canadese di film importanti come VideodromeIl demone sotto la pelleIl pasto nudoScannersLa zona mortaLa moscaSpider… anche in questo lavoro mostra senso del ritmo e grande attenzione all’analisi introspettiva dei personaggi. A History of Violence è uno dei film che il regista considera meno, al punto di affermare che l’ha fatto solo per pagare dei conti in sospeso, ma la sua è una valutazione eccessivamente negativa, perché si tratta di un’opera ben costruita, sia tecnicamente sia dal punto di vista della sceneggiatura. La fotografia color pastello ricorda il fumetto, il montaggio è rapido ed essenziale, la colonna sonora suggestiva, il racconto procede in maniera lineare per colpi di scena imprevedibili. Alcuni cambiamenti tra romanzo grafico e sceneggiatura si avvertono ma non sono basilari nell’economia di una narrazione intensa e coinvolgente. Viggo Mortensen è il mattatore della scena, davvero molto bravo nel dare volto ed emozioni a un personaggio dotato di una doppia personalità. William Hurt si vede solo nel finale, bravo anche lui nei panni del fratello gangster che si sente tradito da chi ha voluto cambiare vita e ha tutta l’intenzione di fargliela pagare. Un film da riscoprire.

A cura di Gordiano Lupi



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Disponibile il fumetto di London after midnight

Il capolavoro del cinema perduto London after midnight, dell’iconica coppia Tod Browning e Lon Chaney, torna a vivere in una straordinaria ricostruzione a fumetti.

London After Midnight è considerato un Sacro Graal del cinema perduto.
Prodotto nel 1927, rappresenta una delle collaborazioni più iconiche di Tod Browning e Lon Chaney, due individui particolarmente atipici nella Hollywood di allora. Al centro della storia, un caso inizialmente archiviato come suicidio che nasconde una inquietante verità.

Il film suscitò pareri discordanti da parte della critica ma fu un successo di pubblico, registrando un milione di dollari di incassi.
Della pellicola non ci sono state più tracce dal 1967, dopo che un incendio distrusse i magazzini della società di produzione. Da allora, il film è divenuto leggenda.

Grazie a un lungo lavoro di ricerca e la consultazione di diverse fonti, gli autori Gonzalo Oyanedel ed Enrique Alcatena hanno ricostruito la storia facendola rivivere in un fumetto: London after midnight, pubblicato da Edizioni NPE.
Una splendida ricostruzione e trasposizione a firma di due grandi talenti della Nona Arte, che offre al lettore un’esperienza quanto più vicina all’originale.

London after midnight
Autore: Alcatena Enrique, Oyanedel Gonzalo
Edizioni: NPE Edizioni
Collana: Horror
Numero in Collana: 26
ISBN: 9788836272815
Prezzo: 17,90 €




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Addio bellissima Eleonora

Eleonora Giorgi muore e d’un tratto mi passano davanti le stagioni della mia giovinezza cinematografica con tutte le sale di terza visione che ho frequentato. Ho conosciuto per la prima volta la bella attrice romana con Appassionata (1974) di Calderone, una storia torbida – interpretata con Ornella Muti – di un amore tra un uomo maturo e una ragazzina adolescente, amica di famiglia. Ricordo le polemiche televisive, i microfoni degli opinionisti bigotti, i censori che per professione bruciavano le pellicole. So bene di andare controcorrente, ma difenderò Appassionata fino alla morte, un buon film erotico, datato quanto si vuole, ma per il periodo storico sconvolgente. Soltanto dopo ho recuperato il vero esordio: Storia di una monaca di clausura (1973), girato da Paolella, un tonaca movie d’autore, un film erotico – storico di grande interesse; poi sono arrivati film importanti come Il bacio (1974) di Lanfranchi – un lacrima movie tormentato -, commedie d’autore come Alla mia cara mamma nel giorno del suo compleanno, con Salce e VillaggioLa sbandata di SamperiConviene far bene l’amore di Campanile e Cuore di cane di LattuadaEleonora Giorgi, nonostante il fascino torbido e inquietante, non si lascia irretire dalle gabbie della commedia sexy né cade nei meandri del cinema erotico puro, perché sa gestire la sua professionalità e la sua bellezza.

Troviamo il suo nome in uno straordinario film di Montaldo (L’Agnese va a morire), poi la guidano Eriprando Visconti (Una spirale di nebbia), Lado (L’ultima volta), Stegani (Disposta a tutto), anche se Suggestionata di Rizzo sembra un ritorno al puro cinema di genere, il film migliore del periodo porta la firma di Brusati ed è Dimenticare Venezia. La vera stagione d’oro di Eleonora Giorgi segna gli anni Ottanta, tutti ricordiamo le commedie popolari del sabato sera scritte e dirette da due sceneggiatori in prestito alla regia (Castellano e Pipolo), interpretate accanto a mostri sacri della comicità come Adriano CelentanoRenato Pozzetto e Carlo Verdone (anche regista dei suoi lavori). Sono titoli che spesso vengono passati in televisione e che il grande pubblico (specie della mia generazione) conosce bene: Mia moglie è una stregaMani di vellutoBorotalcoMani di fata (di Steno), Grand Hotel ExcelsiorSapore di mare 2 (Vanzina), Il volpone (Ponzi) e Compagni di scuola (Verdone). In mezzo a tanta commedia qualche divagazione horror (Inferno di Argento) e cinema d’autore (Oltre la porta della Cavani), con gli originali Vediamoci chiaro di Salce e Giovanni Senzapensieri di ColliEleonora Giorgi a un certo punto della sua vita decide che è giunto il momento di passare dietro la macchina da presa, per questo gira un film intelligente e divertente come Uomini & donne, amori & bugie (2003), chiamando la collega Ornella Muti a recitare per lei. Sono lontane le tempeste giovanili, le risse sul set di Appassionata e le polemiche televisive sui nudi adolescenziali. Le amiche – rivali d’un tempo si ritrovano per lavorare a una pellicola che racconta il rapporto genitori – figli dal punto di vista di una figlia. Eleonora Giorgi racconta la netta divisione dei ruoli tra uomini e donne tipica degli anni Sessanta – Settanta, le prime ribellioni femministe, le proteste studentesche, i turbamenti e gli amori giovanili, la famiglia che si sfalda, i divorzi sempre più frequenti. Nuova esperienza alla regia con L’ultima estate (2009), molta produzione, un po’ di teatro (Due ragazzi irresistibili) e tanta televisione (persino un evitabile Grande Fratello Vip!), che ha sempre fatto senza tirarsi indietro, consapevole che serve a consolidare la popolarità di un’attrice. Alcune miniserie televisive che ha interpretato possiedono la dignità di commedie cinematografiche, pensiamo a Festa di Capodanno (1988), dove – guidata da un esperto Schivazzappa – incontra Johnny Dorelli e Gloria GuidaEleonora Giorgi aveva una vita sentimentale stabile a fianco di Andrea De Carlo, dopo alcune storie romantiche con Alessandro Momo (morto tragicamente), Warren BeattyAngelo Rizzoli e Massimo Ciavarro, conosciuto sul set di Sapore di mare 2Eleonora ha affrontato la malattia con dolcezza e sensibilità, con coraggio e amore, nonostante tutto. Ci mancherà il tuo sorriso, ma da fan fedelissimi – che ti conobbero adolescente Appassionata -, continueremo a vedere i tuoi film senza smettere mai.

A cura di Gordiano Lupi



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Madre Grigia di Samuele Fabbrizzi

[…] Qualcuno sul pullman chiamò un’ambulanza. Una signora sulla cinquantina non la smetteva più di parlare (un modo come un altro per esorcizzare l’accaduto), mentre i giovani che fino a un istante prima si erano sbellicati per un video di TikTok, adesso filmavano la scena, impazienti di postare il video sui social network più importanti. Apparivano più galvanizzati che scioccati. […]

Madre Grigia: ad opera di Samuele Fabrizzi ed edito da Edizioni Horti di Giano. La storia segue Saverio, un uomo tormentato dalla perdita della sorella Giada, la cui tragica morte ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua vita. Il dolore e il senso di colpa attirano la Madre Grigia, una creatura che si manifesta come un’anziana dall’aria rassicurante ma che in realtà incarna la rassegnazione e l’attrazione verso il suicidio. La Madre Grigia non agisce da sola: è accompagnata dai Grigi, spettri mascherati che rappresentano le anime di coloro che hanno ceduto alla sua influenza. Il romanzo esplora temi come il lutto, la depressione e il peso delle scelte passate, mentre il protagonista si confronta con il limite tra realtà e follia.
Samuele Fabbrizzi costruisce un racconto dal forte impatto emotivo e visivo, con uno stile crudo e immersivo. La scrittura è asciutta, ma evocativa, capace di trasportare il lettore in un’atmosfera soffocante e alienante. L’autore utilizza descrizioni dettagliate che oscillano tra il realismo urbano e un horror psicologico denso di simbolismo.
Saverio è un personaggio stratificato, fragile e complesso, le cui sofferenze interiori emergono con autenticità. Il lettore viene coinvolto nella sua lotta contro i demoni personali e le presenze che lo perseguitano.
La Madre Grigia non è un classico mostro, ma un’entità che incarna la disperazione e il richiamo alla resa. Il suo fascino subdolo e manipolatorio la rende un antagonista intrigante, lontana dagli stereotipi del genere.
Sicuramente è un romanzo horror dalle tinte psicologiche che esplora il lato più oscuro dell’animo umano. Con una prosa viscerale e immagini disturbanti, Samuele Fabbrizzi offre un’opera potente e suggestiva, capace di lasciare un segno nei lettori appassionati di orrore introspettivo e atmosferico.

L’AUTORE:
Samuele Fabbrizzi nasce a Pontedera. Fin da piccolo dimostra uno spiccato interesse per il cinema, i manga e la scrittura creativa.
Dal 2016 si guadagna da vivere facendo il tatuatore. Fra i suoi romanzi più importanti ci sono Il Braccio Mutante della Legge (2015), Grosso Guaio a Dorba Rocchese (2017), Big Bad Bunny (2018), Old Boys (2019), ripubblicato successivamente con il titolo Old Boys – Le Belve di Red Lick in occasione di Stranimondi (2023), Il Buio non ha lacrime (2022) e Generazione Z (2024).
Nel 2022 è uscito il suo racconto Reservoir Cocks per il secondo numero di Parossismo, serie ideata dallo scrittore e sceneggiatore Ivo
Gazzarrini.
Fra i premi letterari vinti spiccano il Masters of Horror indetto dalla Universal Pictures, l’Interiora Horror Festival, due edizioni di 300 Parole e l’edizione del Premio Fogazzaro dedicata a Charles Bukowski.

Madre Grigia
Autore: Samuele Fabbrizzi
Editore: Horti di Giano
Pagine: 110
ISBN: 979-1280144676
Costo: 14,90 €

A cura di Flavio Deri



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Il Vento del Sud di Algernon Blackwood

Un paesaggio gelido, non solamente invernale, bensì agghiacciante.
Ma è un paesaggio reale oppure l’inferno algido dei popoli del Grande Nord?

Il più bel racconto sul tema del Paganesimo, ce lo ha donato Algernon Blackwood, grande scrittore esoterico.
Qual è il significato moderno di Paganesimo? Adorazione della Natura. Culto della Natura. Ma soprattutto stupore e ammirazione al cospetto della Natura.
Il Vento del Sud soffia sulle terre congelate dal lungo inverno e prelude al risveglio della primavera.
Il Vento del Sud soffia sugli uomini congelati da dottrine rigide e immobilizzanti. (Sergio Bissoli)

È impossibile dire attraverso quale senso, o combinazione di sensi, io seppi che Qualcuno stava arrivando, era già vicino; ma probabilmente era il profondo sottostante “senso madre”, comprendente tutti i sensi, che portava il delicato avvertimento. In ogni modo gli scenografi della mia anima lo sapevano poiché molto velocemente prepararono lo sfondo; poi, invisibili e in punta di piedi si misero da parte per aspettare.
Mentre scendevo le vie del villaggio per andare a letto dopo mezzanotte, l’alta valle Alpina si stendeva silenziosa nella gelida quiete. Per giorni era stata così con le foci delle cateratte bloccate dal ghiaccio; e per giorni, anche, il gelo secco e rigido aveva teso i nervi degli uomini a un acuto vertice di tensione che incominciava ad aver bisogno di conforto e rilassamento. La nota era stata un po’ troppo acuta, il rigore interiore troppo prolungato. La tensione di quell’implacabile vento di nord est, la Tramontana Nera, aveva tirato i suoi fili contorti per troppo tempo dentro i nostri corpi. Tutti noi sospiravamo per uno scioglimento dei legami, per il confortante tocco di qualcosa di umido, morbido, meno penetrante e acuto.
E ora, mentre procedevo nel mio piccolo viaggio dalla taverna alla mia stanza sopra La Poste, questo improvviso avvertimento che Qualcuno si stava avvicinando, ripeté il suo silenzioso messaggio, e io mi fermai per ascoltare e per osservare.
Però, sulle prime cercai inutilmente. La via del villaggio si stendeva vuota, un nastro bianco fra i muri neri degli chalet con gli alti tetti; non c’erano luci in nessuna casa; gli hotels si levavano brutti e scarni con miriadi di finestre chiuse; e la chiesa, sovrastata dalla Corona di Savoia, era così ingolfata dalle ombre delle montagne che sembrava farne parte.

Al di là si ergeva l’immenso contrafforte del Dent du Midi, terribile e possente contro il cielo, con la base affondata fra la selva dei pini, con i precipizi striati e inclinati a angoli acuti verso le stelle. Le distese di neve, che circondavano i suoi enormi fianchi, scintillavano come gli anelli di Saturno. Alla destra potevo distinguere i pinnacoli del Dents Blanches, crudemente appuntito; e, ancora più oltre, il Dent de Bonnaveau, simile a ferro e cristallo, che spingeva la sua scarna e terribile piramide fin dentro le inesorabili profondità della notte. Dappertutto nell’aria dura, nera e scintillante c’era il rigido incantesimo dell’inverno. Sembrava che la valle non potesse mai più sgelarsi, mai più sentire correnti di vento caldo, mai assaporare il sole nè produrre i suoi milioni di fiori.
E ora dietro di me, immerso nell’oscurità il Nuovo Arrivato si muoveva preceduto dal sottile ma forte avvertimento che mi aveva fatto fermare lungo la via. Poiché, proprio mentre mi avvicinavo alla porta scalciando la neve schiacciata dagli stivali contro il gradino di granito, io seppi che, dal cuore di questa gelida notte invernale, Qualcuno, il cui messaggio aveva viaggiato delicatamente in anticipo, si trovava ora improvvisamente alle mie spalle. E mentre alzavo gli occhi per scrutare la strada fra l’oscurità e la neve, divenni consapevole che Lui era già arrivato alle porte del villaggio. Correva su piedi di piuma, premeva contro i muri e allo stesso tempo si spargeva da tutte le parti, sfiorando le finestre, frusciando contro le porte, investendo perfino i tetti splendenti nella sua avvolgente venuta. E lui arrivò anche… contro vento.

Mi volò vicino e mi sorpassò, cantando debolmente, mentre correva giù fra gli chalet e la chiesa, veloce, molto veloce nè uomo, nè animale, né donna, ragazza, nè bambino; superò l’angolo della strada nevosa (oltre la casa del curato) con movimento vivace e precipitoso che mi fece pensare di un Corpo d’acqua, qualcosa della forma fluida e generosa, troppo potente per venir confinato entro forme comuni. E, mentre passava mi toccò, toccò attraverso la pelle e la carne i miei nervi nudi, sciogliendo, risollevando, liberando le sorgenti congelate della vita che la tramontana aveva per tanto tempo spietatamente imprigionato, cosicché le magiche correnti fluendo e rilassando, percorsero tutte le segrete regioni dello spirito e inondarono nuovamente con alta marea le mille prosciugate cisterne del cuore.
Il brivido che provai non è comunicabile con le parole. Corsi di sopra e spalancai tutte le finestre, sapendo che il Messaggero presto sarebbe ritornato insieme ad altri milioni. Il suo sapore era nell’aria, fragrante e vivo; era nella bocca, mentre tutte le correnti della vita interiore scorrevano di nuovo dolci e possenti.
Niente nel villaggio era rimasto come prima. Perfino i paesani profondamente addormentati dietro finestre chiuse e porte sbarrate; il curato, i servi alla taverna, l’uomo tubercoloso nella casa di fronte, i bambini nella casa dietro la chiesa, l’orda di turisti nelle carovane, tutti sapevano, più o meno secondo la delicatezza del loro apparato percettivo, che Qualcosa carico di fresca forza vitale aveva percorso con piedi invisibili le vie del villaggio, era passato senza rumore fra le fessure di porte e finestre, aveva toccato nervi e palpebre, liberandoli. In risposta al comando di liberazione che il messaggero aveva portato in ogni luogo, perfino i sogni dei dormienti erano saliti verso toni più morbidi e fluidi.
E la Valle…, anche la Valle lo sapeva! Infatti, mentre osservavo dalla finestra, qualche cosa liberò gli alberi e le pietre e le rocce; sulle nevi ammassate e sopra i grandi pendii; alla base dei pinnacoli di ghiaccio che ornavano e rivestivano le rupi nere; e giù nei letti profondi delle sorgenti morte e silenziose. Laggiù, sopra quelle squallide e desolate montagne, si diffuse una improvvisa morbidezza, simile al flusso della vita che si risveglia… e poi andò via. Un tocco flessuoso di rugiada, come di seta e acqua mescolati, cadde morbidamente sopra tutto… e, in silenzio, senza opporre resistenza, la Tramontana Nera completamente sbaragliata si ritirò nelle caverne di ghiaccio di nord est, per dormire, odiata dagli uomini, e per sognare i suoi penetranti, neri sogni di morte e desolazione…

E cinque ore più tardi, quando mi svegliai e guardai l’alba, vidi le strisce grigio perla appena tinte di rosso, che il Messaggero aveva richiamato… cariche della tiepida umidità che porta sollievo. Sulle ali del nascente Vento del Sud il tepore venne giù dalle cime delle montagne e slegò le forze della vita che erano prigioniere; poi si mosse con voli di vapore sopra la nostra valle, assorbendo dai boschi assetati i loro più ricchi profumi…
E ancora più oltre, laggiù, nei morbidi campi bagnati, stavano i pioppi senza foglie, con piccole pozze di acqua che scintillavano fra l’erba, si riversavano in una musicale inondazione dentro ruscelli pieni di nere foglie putride, e ingrossavano i torrenti provenienti dalle montagne. Poi attraverso tutta la valle magicamente fluì quel dolce e benvenuto messaggero di sollievo, che Jobbe conosceva bene quando mise tenerezza e passione nelle sue parole:
“Egli confortò la terra con il Vento del Sud”.

NOTE
Racconti rari riscoperti da Sergio Bissoli. “Il Vento del Sud” di Algernon Blackwood, titolo originale: “The South Wind”, tratto dall’antologia Tales of the uncanny and supernatural, 1972 Spring Books London New York Sidney Toronto, tradotto da Sergio Bissoli e pubblicato per la prima volta su Planet Ghost.


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In utero di Luca Bonatesta

La Redazione GHoST presenta In utero, il nuovo video targato ClubGHoST & Ipnotica, un video-audio racconto tratto da un’opera originale di Luca Bonatesta e narrato da Massimiliano Ruzzante.

Il video è stato caricato sul nuovo canale You Tube ufficiale del Club GHoST:
https://youtube.com/@clubghost1994
che prossimamente ospiterà altre innumerevoli iniziative.
Per non perdere tutte le novità a riguardo quindi vi invitiamo a iscrivervi al canale attivando la campanella per le notifiche.




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Horror Talks Volume 1 di Lorenzo Ricciardi

Horror Talks. Il cinema horror raccontato dai protagonisti. Volume uno: da Non aprite quella porta a Shining

Questo libro è la prima parte di un’opera in quattro volumi sul cinema horror. Presenta un taglio accattivante e coinvolgente, grazie alle molte interviste ai registi, agli interpreti, ai protagonisti che raccontano influenze, aneddoti, curiosità, esperienze inaspettate attorno ai grandi film, ai cult, alle opere che hanno fatto scandalo e influenzato il punto di vista sugli orrori della società. Oltre alle interviste, sono raccolte le schede dei film e i ritratti dei registi, in un quadro completo su uno dei generi cinematografici più amati. Il primo volume di Horror Talks è dedicato agli anni Settanta, da Non aprite quella porta a ShiningRoman PolanskiDardano SacchettiTobe HooperDavid HessJohn CarpenterWes Craven e moltissimi altri protagonisti dell’horror si raccontano in un viaggio completo e affascinante dedicato a una stagione tra le più innovative del genere: autori che Lorenzo Ricciardi ha intervistato di persona in tanti anni di esperienza come saggista e critico. Si tratta di un libro unico e completo, destinato a diventare un punto di riferimento per tutti gli amanti del mistero, agile e utile per una consultazione ripetuta.

Horror Talks è un ambizioso progetto di Lorenzo Ricciardi, amante del cinema horror fin da ragazzo e apprezzato saggista con alle spalle diverse pubblicazioni ed è concepito come una sorta di piccola enciclopedia di 4 volumi. Quello che prendiamo in esame è il primo di questa quadrilogia, un volume di quasi 300 pagine pubblicato a fine 2024 dai tipi di Falsopiano, che inizia esaminando i cosiddetti “capostipiti” del moderno genere horror; a partire da una delle prime pellicole “splatter”, quel seminale Blood feast del 1963, o il demoniaco Rosemary’s baby di PolanskiRicciardi ripercorre nel suo saggio altre pellicole divenute dei classici come La notte dei morti viventi, passando per L’esorcistaNon aprite quella porta e all’iconico slasher Halloween che chiude gli anni settanta, addentrandosi fino ai primi film di quella che sarà la decade più florida e di successo del genere horror: la “golden age” degli anni ottanta.

Il volume oltre all’apparato critico dell’autore con le schede dei film più importanti del periodo preso in esame, raccoglie un impressionante numero di interviste ai protagonisti di quelle pellicole, tra registi, attori (tra cui spicca Sigourney Weaver) e sceneggiatori oltre al mago degli effetti speciali come Tom Savini. Preziose e prestigiose testimonianze queste quasi tutte esclusive di Lorenzo Ricciardi, raccolte nel corso degli anni e che approfondiscono il “dietro le quinte” dei film con curiosi e gustosi aneddoti.

Tra tutti gli intervistati menzioni particolari vanno al “padrino” del genere splatter come Herschell Gordon Lewis con il suo già citato Blood feastRoman Polanski (Rosemary’s baby); il leggendario Wes Craven (L’ultima casa a sinistraLe colline hanno gli occhi) e a mostri sacri quali William Friedkin (L’Esorcista) e Tobe Hooper (Non aprite quella porta), fino ai grandi registi italiani di genere quali Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust) e il maestro del thriller/horror Dario Argento con i suoi capolavori Suspiria e Inferno, oltre a omaggi d’eccezione ad altri registi imprescindibili quali Lucio Fulci e George Romero.

Da segnalare inoltre le numerose foto in bianco e nero delle scene dei film trattati. La prefazione è curata da uno dei più importanti e prolifici sceneggiatori italiani di genere come il decano Ernesto Gastaldi.

Consiglio vivamente questo volume per tutti gli amanti del cinema di genere, con la speranza di non dover attendere troppo per la pubblicazione degli altri tre volumi che comprenderanno gli anni 80/90 e il primo ventennio degli anni 2000.

L’AUTORE
Lorenzo Ricciardi è uno scrittore italiano apprezzatissimo per i suoi saggi dedicati all’horror e al thriller. Tra i suoi numerosi libri Stephen King. L’altra metà oscura (2017) e Rob Zombie. Il circo degli orrori (2020). Horror Talks. Volume 1 è la prima parte di un progetto ambizioso e completo sull’horror cinematografico.

Horror Talks. Il cinema horror raccontato dai protagonisti. Volume uno: da Non aprite quella porta a Shining
Autore: Lorenzo Ricciardi
Prefazione: Ernesto Gastald
Editore: Edizioni Falsopiano
Anno: Dicembre 2024
Pagine: 288
ISBN: ‎978-8893042802
Prezzo: 22,00 Euro

A cura di Massimiliano Ruzzante



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