Alice attraverso lo specchio di James Bobin

Alice, ormai cresciuta, ruba la Cronosfera al Tempo per tornare nel passato e salvare la famiglia del Cappellaio Matto.
Da anni si ha la sensazione che Tim Burton, con le sue fiabe dark (una su tutte Edward mani di forbice, che potrebbe tranquillamente aspirare al titolo di film più sopravvalutato della storia) abbia fatto danni irreparabili, non solo per quel che riguarda il cinema di genere. La prova inconfutabile è che i film Disney precedenti al suo avvento (da lui ritenuti, quando lavorava per la Major, imbalsamati) erano sotto ogni punto di vista migliori di quelli che la Disney produce attualmente. Di sicuro tutti quelli firmati Robert Stevenson, tanto per dire, stracciano questo Alice attraverso lo specchio (seguito di Alice in Wonderland, diretto dallo stesso Burton nel 2010). Certo, il film di James Bobin ha almeno un pregio rispetto all'originale: mantiene quello che prometteva, cioè nulla. Che poi, in un caso come questo, il problema non è decidere se sia bello o brutto (però: sfido chiunque a considerare Alice attraverso lo specchio un buon film); casomai sottolineare il poco rispetto nei confronti di un capolavoro della letteratura, ridotto a semplice spunto per divagazioni avventurose di scarso interesse. Se Alice in Wonderland poteva ripararsi dietro una presunta rilettura d'autore (per chi considera Burton un autore), qui non c'è alibi che tenga. Aldilà della mancanza di ogni rapporto con la magnifica storia narrata in Through the Looking-Glass, il problema è proprio la totale assenza di senso del meraviglioso, che invece contraddistingue ogni riga dei due libri scritti da Lewis Carroll. Non basta qualche bella invenzione come i Secondi del Tempo (automi che sembrano usciti da Blade Runner), se poi si spiega (peggio: se si ha bisogno di spiegare) la testa enorme della Regina Rossa con una caduta da bambina. Il meccanismo narrativo del tornare indietro nel tempo per cambiare il corso degli eventi (gli appassionati di fantascienza sanno quanto possa essere pericoloso per gli effetti a catena che può provocare) viene banalizzato da questioni familiari non più appassionanti di quelle di una qualsiasi telenovela. Stendiamo infine un velo pietoso sull'aspetto visivo (e si potrebbe tornare al discorso iniziale sui danni burtoniani, ma lasciamo stare): basta la sequenza iniziale della burrasca per capire cosa dovremo aspettarci.
   
a cura di Roberto Frini