>>> COMUNICAZIONE DI SERVIZIO

Il blog sospende gli aggiornamenti. Per tutte le novità e

ulteriori aggiornamenti visitare il nuovo sito ClubGHoST.it

Collegati al nuovo portale ClubGHoST.it

Holidays di Kevin Smith e altri registi

Otto episodi per un’antologia che, in rigoroso ordine cronologico, smitizza in chiave horror le feste più importanti e tradizionali.
Realizzare film a episodi non è mai stato facile, persino alcuni grandi maestri si sono trovati in difficoltà. Se poi si tratta di pellicole dell’orrore, i problemi di solito aumentano (ricordiamo però almeno vari gioielli prodotti dalla Hammer e dalla Amicus nei decenni Sessanta/Settanta). A ciò aggiungiamo il fatto che negli Stati Uniti, ormai da anni, il cinema di genere ha il fiato corto (opinione personale). In sostanza, da Holidays non ci si poteva aspettare granché, ma qualcosa di più sì. Invece nel complesso si tratta di un’operazione abbastanza deludente, sia dal punto di vista del divertimento (inteso in senso orrorifico, ovviamente) che da quello contenutistico. Ogni episodio è dedicato a una festa: buona idea, purtroppo un po’ sprecata. Il primo episodio, diretto da Kevin Kolsch e Dennis Widmyer, s’intitola Valentine’s Day e inizia più o meno come Carrie, lo sguardo di Satana, incentrato su un gruppo di studentesse e sulla solita bruttina che viene presa in giro dalla bellona: lo sviluppo, insomma, è più che scontato. Migliore, ma non troppo, è St. Patrick’s Day, di Gary Shore (suo il mediocre Dracula Untold, del 2014). Siamo dalle parti di Rosemary’s Baby, che viene persino citato. Una bambina dagli strani poteri mette incinta la propria insegnante, che partorisce un gigantesco rettile. Un’altra bambina, alle prese con un mostruoso coniglio pasquale, è la protagonista dell’episodio intitolato Easter, diretto da Nicholas McCarthy. Buono l’effetto dell’uomo-coniglio, ma insomma la vicenda è poca cosa. Di pessimo gusto è poi l’episodio successivo, Mother’s Day, di Ellen Reid. Con scarsa fantasia, gli autori elaborano un nuovo parto demoniaco. Se l’idea non brilla per originalità, anche la realizzazione è quantomeno anonima e di fronte al corredo kitsch/blasfemo si finisce per rimpiangere Ken Russell. Decisamente interessante risulta invece Father’s Day, di Anthony Scott Burns. Nel quale una ragazza trova un’audiocassetta con incisa la voce del padre, scomparso tempo prima. Bella l’ambientazione. In questo caso se non altro la tensione, sino all’inquietante finale, non manca. Il regista più celebre del mazzo, Kevin Smith, è l’autore dell’episodio peggiore, Halloween. A parte che la festa sembra c’entrare ben poco con la storia dell’episodio, nel quale un web sfruttatore viene punito dalle ragazze/streghe che lavorano per lui, anche in questo caso non si può proprio dire che trionfi la raffinatezza. Non sarebbe necessariamente un difetto, se non si avesse la sensazione che i temi scabrosi (?) ormai servano solo a mascherare la poca onestà intellettuale. Non male l’episodio natalizio intitolato Christmas, di Scott Stewart (Dark Skies - Oscure presenze, del 2013). Un apparecchio che permette ai desideri di manifestarsi procura non pochi guai a chi lo possiede. Nessuna sottigliezza nemmeno qua e dopo il buon inizio (che ripropone certe atmosfere stile Creepy) Stewart non mantiene le promesse. Però gli va dato atto che riesce a tenere desta l’attenzione. Cosa che, per quanto riguarda l’ultimo episodio, s'incarica di fare Lorenza Izzo. In New Year’s, diretto da Adam Egypt Mortimer, la protagonista di The Green Inferno rimorchia un assassino la notte di Capodanno, rivelandosi un’implacabile assassina seriale. Il poco splatter presente nel film è concentrato quasi tutto in questo episodio: perciò anche chi ama gli spargimenti di sangue rimarrà deluso. Resta la sensazione che autori e produttori non abbiano creduto fino in fondo nel progetto, rimanendo a metà del guado; indecisi cioè se realizzare un horror estremo o un prodotto più digeribile, magari destinato a qualche pay-tv.

a cura di Roberto Frini