Lycanthropus di Paolo Heusch

Un horror italiano sottovalutato e tutt’altro che malvagio è senza dubbio Lycanthropus, scritto da Ernesto Gastaldi, già sceneggiatore di L’amante del vampiro. Il regista Paolo Heusch (nato a Roma nel 1924) nel 1958 aveva diretto il film di fantascienza La morte viene dallo spazio, e dunque lo si può considerare un pioniere del fantasy nostrano alla stregua di Freda, Polselli e Bava (che, d’altra parte, è il direttore della fotografia di La morte viene dallo spazio). Lycanthropus, che il regista firma con lo pseudonimo Richard Benson, ha come protagonista ovviamente un lupo mannaro, ossia una figura poco trattata dal nostro cinema del terrore. Il che lo rende un film interessante al di là di tutto. La vicenda è ambientata in un collegio femminile, dove vengono accolte ragazze con particolari problemi. Il mecenate che finanzia l’istituto, Lord Whiteman, è un erotomane, e approfitta delle ragazze pagandole. Una di esse, Mary, lo ricatta e dopo un fugace incontro notturno con Whiteman viene aggredita e uccisa da un licantropo. Dopo altre morti misteriose e il suicidio di Whiteman, la collegiale Brunilde e un insegnante scoprono che il licantropo è il rettore e che la direttrice del collegio (sbranata da un lupo ma la cui morte è stata occultata dall’uomo), che ne era complice e amante, stava cercando di guarirlo dal suo male. Il rettore aggredisce Brunilde e l’insegnante è costretto a sparargli.
Non vogliamo affermare che Lycanthropus abbia chissà quali pregi, però è un film curioso per l’ambientazione, l’erotismo allusivo, il taglio scientifico che da a un tema sovrannaturale (la licantropia sarebbe dovuta a una disfunzione della ghiandola pituitaria) e per almeno un paio di sequenze memorabili: quella dell’omicidio della ragazza, che ricorda molto la scena iniziale di Phenomena (ambientato anch'esso, tra l’altro, in un collegio femminile) e l’aggressione a Brunilde. Da ricordare anche una frase pronunciata dal rettore: «Il passato diventa un incubo se non riusciamo a liberarcene». Secondo alcuni, di Lycanthropus sarebbero state girate due versioni: una più morbida per il mercato italiano, una seconda più audace per quello estero. La presenza di tante belle fanciulle (tra le quali Barbara Lass/Barbara Kwiatkowska nel ruolo di Brunilde) avvalora tale ipotesi.
       
a cura di Roberto Frini